Intervista a Enzo

dal sito  www.martavincenzi.com

 

NEWS

06/05/04

Intervista a Enzo Costa

Collaboratore di Cuore, Tango, Linus, Smemoranda e Micromega, da qualche anno Enzo Costa appare quotidianamente sulle pagine della Repubblica con "Il lanternino", dieci righe sui più svariati argomenti che divertono e appassionano i lettori.

 

In occasione del concerto "Le mille musiche del lavoro" Marta Vincenzi, promotrice dell'evento, ha deciso di coinvolgere Enzo Costa in questa iniziativa pubblicando sui manifesti del concerto questa poesia

 

Ti prego scusami

Se son volubile

E dall’umore

Piuttosto instabile per cui risulto

Così sfuggevole

Che sfioro il limite

Dell’ineffabile. Scusami tanto

Se son mutevole

Se ho questo fisico

Ipersnodabile per niente rigido

Ma ultraflessibile

Ben più che duttile direi plasmabile. Scusa se oscillo

A mo’ di pendolo

Se mai sto fermo ma sempre vagolo

Se non m’impunto

Bensì m’invirgolo

Se uso solo le sedie a dondolo

E se di notte

Sono nottambulo

Giammai riposo bensì deambulo

Se sembro in preda

Ad un delirio

Di chiaro stampo psicomotorio

Giacchè il mio scopo

Quello primario, è deragliare da ogni binario.

Sarò ridicolo

Ma avrò un salario ecco il miracolo: sono precario.

 

(da Cuore 7/1/1995)

 

Abbiamo chiesto a Enzo Costa di commentare le sue parole:

 

Come nasce questa poesia?

Grazie per la generosa definizione di "poesia". Sono rime e assonanze ispiratemi da un tema da tempo al centro del "dibbattito" (con due "b") politico.

 

Parli di precarietà, flessibilità, instabilità... ti riferisci a una condizione di vita generale o alla situazione lavorativa che, tra l'altro, riguarda gran parte della popolazione?

Parlo di una condizione lavorativa che finisce per determinare tragicomiche mutazioni antropologiche.

 

E' inevitabilmente necessario essere flessibili oggi?

Nel lavoro, con molte cautele (leggi "ammortizzatori sociali"), oggi mancanti.

Nella vita, senza rinunciare alle proprie idee.

 

Precarietà come stimolo o come fonte di destabilizzazione?

Come stimolo nei miei auspici, come fonte di destabilizzazione nella realtà.

 

Questa poesia è stata scritta nel 1995. Secondo te, rispetto a nove anni fa, la situazione è migliorata o peggiorata?

Peggiorata e di molto. Erano versi paradossali. Oggi paiono realistici.

 

La precarietà è temporanea per definizione o può essere anche un modo di vivere?

Può essere un modo di vivere solo se è una libera scelta.

 

Vivere una situazione non definita, instabile, in ambito lavorativo, come influenza la vita di una persona?

La rende quasi invivibile.

 

Come è nata l'idea di inserire la tua poesia sul manifesto del concerto del primo maggio?

Presumo sia stata ritenuta giusta per l'occasione. Il che mi lusinga. Insomma, mi sono montato la testa (ma con la dovuta flessibilità).

 

 

 

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