Il tempo ritrovato


ATTENTI AL BRUCO

di Enzo Costa

 

 

   

ATTENTI AL BRUCO

di ENZO COSTA

 

Pare che il distillato di lombrico garantisca l'immortalità. Ma siamo davvero pronti a gestire una scoperta di questo tipo? L'incredulità di fronte ad essa è la prova, forse, della nostra profonda paura di qualcosa magari più tremendo persino della morte. Cioé la vita eterna. Qui.

Forse il metodo più efficace per superare la paura della morte è pensare al suo ipotetico contrario: l'immortalità. Un rimedio peggiore del male, ammesso e non concesso che la nostra finitezza (perlomeno) fisica sia effettivamente una sciagura.

Che l'idea dell'immortalità ci sgomenti più di quella della morte lo dimostriamo in una circostanza precisa: ogni qual volta il miraggio globale massmediatico assume le forme intriganti dello strillo spettacolar-scientifico. "Scoperto il gene dell'eterna giovinezza" titolano periodicamente tiggì e quotidiani, mentre i magazines salutistici, le riviste scandalistiche e i settimanali politici si avventano sulla notizia clamorosa di prossimo ridimensionamento dedicandole copertine debitamente mirate ai rispettivi target (nell'ordine; una donna nuda, una donna nuda e una donna nuda). Di volta in volta muta la pozione magica prodotta da questo o quel laboratorio universitario: mentre scrivo queste righe siamo fermi al distillato di bruco, ma può darsi che nelle more di impaginazione, stampa e diffusione di questa pubblicazione si siano via via susseguiti nuovi ritrovati, chessò succo di cervo volante, saliva di babbuino femmina, forfora di commercialista bergamasco. La ricerca medica della fiction d'attualità non finisce di stupirci con effetti speciali vieppiù fantasmagorici, quello che re- sta inalterato è il nostro atteggiamento: uno scetticismo assoluto, apparentemente imputabile alla nostra buona memoria di consumatori passivi di bufale scientifiche. Ma non è solo questo: la nostra ironica diffidenza di fronte ad ogni elisir di lunga vita è anche un modo inconscio per esorcizzare il tabù dell'immortalità. Proprio così: lo sghignazzo smagato all'indirizzo del bruco che allontana la vecchiaia nasconde il terrore metafisico dell'eternità. La nostra incredulità divertita è l'inconsapevole eufemismo di una domanda terribile: e se il bruco funzionasse davvero?

Domanda che racchiude angosce indicibili e visioni apocalittiche: l'incapacità di concepirsi come infiniti; la scomparsa -per assenza del limite- delle nozioni di sfida, di rischio, di trasgressione; la mancanza di ogni tensione al cambiamento e al miglioramento, posto che qualsiasi progresso è determinato dallo stato di necessità, ovvero dall'aleggiare minaccioso della morte; lo scenario allucinante di un sovrappopolamento spaventoso proprio perché non risolvibile neanche con la morte per asfissia o schiacciamento: il problema dei parcheggi elevato all'ennesima potenza: la disoccupazione di massa dei becchini: l'impossibilità di leggere certi sublimi necrologi sui giornali di provincia.

Insomma, non crediamo al bruco miracoloso perché non vogliamo crederci: l'immortalità sarebbe di una noia mortale.

Da "La buona sera. Periodico di vita, morte e miracoli" .