Ma l’avete visto anche voi, l’altro giorno, in tv? L’avete visto Brunetta che prima si rivolgeva alla presidente della Camera con toni soavi, e poi sussurrava dolcemente “Non commento la sentenza della Cassazione”? L’avete visto Sallusti che, dopo aver reso omaggio alla magistratura, chiedeva di potersi assentare un attimo per aiutare una vecchietta ad attraversare la strada? L’avete vista la vecchietta che lo ringraziava ma, per buona sicurezza, non attraversava? L’avete vista la Santanché che abbandonava lo studio per punirsi per tutte le oscenità da lei dette sui giudici, e nessuno la inseguiva per dissuaderla? L’avete visto Grillo che dichiarava “Non escludo che il Pd abbia ragione”? L’avete visto Crimi che dichiarava “Non escludo che Grillo abbia torto”? L’avete visto Maroni che diceva “Guai a minimizzare le cose gravissime dette da Borghezio e Calderoli”? L’avete visto Salvini che accusava Maroni di essere troppo morbido col razzismo di Borghezio e Calderoli, e fondava la Lega Nord-Sud-Est-Ovest propugnando bus multiculturali? Li avete visti Borghezio e Calderoli contare fino a 2500 prima di parlare, e per di più contare in congolese? L’avete visto Epifani che proponeva, conseguendo l’unanimità dei consensi, di varare una regola che vieti il dibattito infinito, infuocato ed isterico, anche retrospettivo, sulle regole delle primarie? L’avete visto Renzi che la smetteva col silenzio stampa ma anche col vittimismo, andava ad “Amici Estate” però in giacca e cravatta, confessava di non aver mai visto “Happy Days”, di aver letto tutto Marx e di stimare Bersani? L’avete visto Enrico Letta che, ripensando ad Alfano, riabilitava la Idem? Come? Tutto questo ben di Dio non l’avete visto e l’ho visto solo io? Allora ha ragione il mio medico: certe insolazioni producono allucinazioni incredibili.
Funziona così: un talk-show di tendenza, un’agenzia maliziosa, un quotidiano distratto e/o Il Fatto Quotidiano, sparano: “Il Pd consente al Pdl di fermare il Parlamento contro la Cassazione”; “Disegno di legge del Pd che aiuta Berlusconi sull’ineleggibilità”; “Fassina giustifica gli evasori”. Se i termini non sono questi, il succo sì: un Pd al servizio di Papi, o da Lui contagiato. Segue sarcastico post di Grillo. A quel punto, non c’è precisazione che tenga: il fattoide viaggia in rete divenendo Verità, pure per avviliti militanti democratici. Vano spiegare che sospendere per poche ore l’attività parlamentare su richiesta di un partito che intende riunirsi è un’antica prassi; che una legge sul conflitto di interessi è ciò che si imputava al Pd di non aver fatto; che le parole di Fassina, da lui già scritte anni fa, avevano un altro senso. È il web, bellezza: non c’è spazio per sfumature, dubbi, neppure per una critica che non escluda la buonafede del criticato: tutto è inciucio. Non c’è spazio per l’idea che la politica, la democrazia, persino le orride larghe intese (che limitano e sporcano), sono una cosa più complessa di un anatema da “mi piace”. Sia chiaro: il Pd, fra gaffes, cedimenti alla destra e faide interne, ci mette del suo. Ma la cerimonia rituale delle sentenze sommarie on-line è a prescindere. Per esempio: non si era sentenziato che le larghe intese erano nate all‘ombra di un patto osceno con cui il Pd, con la supervisione di Napolitano, garantiva l’impunità a Silvio? Non è andata così, ma i fustigatori digitali, invece di riconoscere di avere sbagliato, hanno subito riformulato le accuse al Pd. Se denunciare errori e orrori è sano e giusto, farlo manipolando un po’ meno i fatti e articolando un po’ di più il ragionamento gioverebbe alla causa. Per me, libertà è argomentazione.
Ci sono quelli che ogni tanto provano a fare i moderati, ma poi gli scappa. Tipo Brunetta, che in vista della sentenza della Cassazione, fra un’occhiataccia alla Boldrini e un ringhio a Saccomanni, si appalesava nei tiggì in un format pettinato: voce flautata, sguardo soffuso, garantiva che un esito negativo per Silvio non avrebbe prodotto conseguenze sul governo. Un agnellino. Bonomia da Nunzio Filogamo di “Miei cari amici vicini e lontani”, che però foderava un ribellismo post-punk: le conseguenze, aggiungeva l’inedito, soffice Renato, sarebbero state per la democrazia. A seguire, nei vari notiziari, dettagli più o meno espliciti, pur se teneramente espressi, sull’apocalisse in arrivo: chiamata al voto plebiscitario per l’Unto del Signore venerato dalla brava gente e vessato dalle toghe rosse, il Giudizio Finale del Popolo Sovrano contro il pregiudizio immorale dei giudici sovversivi. Contava la democrazia, altro che quisquilie come Iva e Imu: rieccolo, forma(t) a parte, il buon vecchio Sfrenato Brunetta! Di nuovo sedato, è vero, smaltita la sentenza: ha ripreso a sussurrare leggiadro che il governo non rischia, che contano Iva e Imu. Ma si trattiene a fatica: riverserà su Civati ciò che vorrebbe dire a Napolitano sulla sua nota? Poi ci sono quelli che sono moderati dall’infanzia, ma non ne possono più. Tipo Casini, che cova furori incendiari sotto la cenere: il flop elettorale, incenerendogli il partito, gli ha mandato di traverso l’umore, il feeling con Monti e la moderazione di una vita. Non che ora faccia l’estremista di centro. Più che altro, somatizza: occhio malinconico da basset-hound, viso accartocciato che ricorda il crollo di una diga. Ogni nuova ruga è una tentazione di organizzare un “Vaffa Day”. Per ora resiste, ma fino a quando?
Fino a pochi anni fa, facesse caldo o meno, capivi che era agosto perché in tv, per un po’, non si vedevano i politici ma Gianfranco Rotondi, e perché, sempre in tv, proliferavano gli spot di enciclopedie a dispense a dir poco dispensabili, destinati a sparire a settembre. Quest’anno le enciclopedie sono puntualmente tornate in edicola e in video: a me appassiona quella sulla Madonna di Lourdes che offre, col primo fascicolo, la medaglia di Lourdes placcata in oro ad un prezzo irrisorio. Prezzo che, in effetti, ha del miracoloso. Ma mi intrigano pure le dispense che insegnano, settimana dopo settimana, pezzo dopo pezzo, a costruirsi un modellino di trattore. Non so se, col settimo o l’ottavo fascicolo, troveremo in edicola un modellino di Antonio Di Pietro da incastrare sul sedile del costruendo veicolo agricolo. In tal caso, mi aspetto, col nono o il decimo fascicolo, il prezioso modellino di Antonio Ingroia che potrebbe scalzare dalla guida il buon Tonino, inducendolo a proseguire a piedi per un’ineludibile rivoluzione in fienile. Certo, anche l’enciclopedia che diffonde la scienza della decorazione delle torte ha un suo fascino, per l’ardito abbinare un elevato strumento divulgativo dell’Età dei Lumi al più sfrenato godimento gastrico-estetico dell’Età della Crapula. Su tutto, resta un interrogativo da Giovane Holden: ma dove vanno a finire le enciclopedie a dispense in autunno? Nello stesso luogo metafisico in cui migrano d’inverno le anatre di Central Park? Dimenticavo: quest’agosto, fra Papi inagibile, Letta inamovibile e Grillo vieppiù irascibile, i politici e il guru non hanno mollato telecamere e webcam. Rotondi ha sparato quella del successore di Papi bell’e pronto, ma poi è stato silenziato da Cicchitto: non lo si potrebbe avere a dispense?
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