È vero che dentro all’imbarazzo dell’Italia che si specchia nelle acque sanamente agitate nel Mediterraneo c’è un’imbarazzante classe politica di sgoverno: si guarda alla travolgente vitalità di popoli giovani e (post)moderni, affamati di libertà e affratellati dalla libera navigazione in rete, e si vede la fatiscente decrepitezza di un leader, il “nostro”, tenuto insieme da lifting chirurgici, catodici e morali sempre più visibili ed insostenibili. Si vede l’Italietta telebrianzola incarnata dal suo trashosissimo baciamano al suo omologo liftato dell’altra sponda, l’uno e l’altro immortalati in una grottesca reverenza mortale, fermo immagine di una politica ferma, statica, immobile, un attimo prima di sprofondare. Si vedono analoghi salamelecchi scaduti ad altri semi-despoti o mezzi-satrapi egiziani e tunisini, anch’essi specchi riflessi di un’idea di politica in avanzato stato di decomposizione. E si vede, nell’invocazione isterica all’Europa e all’Onu, nell’esecrazione vittimistica delle istituzioni continentali e mondiali, ora per il loro disinteressarsi dei nostri disagi da immigrazione (effettivi o esagerati che siano), prima per il loro ficcarci il naso, la Padanietta di lotta e di ministero che, premendo a fondo il pedale dell’allarmismo, gonfiando le cifre, dilatando gli aggettivi (“epocale”, “biblico”) ma solo in chiave di pericolo e mai in quella di opportunità, si ostina a fare degli immigrati carne da bassa macelleria propagandistica. Si vede tutto questo, dentro all’imbarazzo dell’Italia, ma non c’è solo questo: c’è anche la nostra sclerosi mentale, la nostra disabitudine all’immaginazione, la nostra assuefazione alla rassegnazione: se, guardando a quei ragazzi e a quelle ragazze che si sollevano siamo più sorpresi che sollevati, più inquieti che appassionati, più impauriti (“l’invasione!”, “l’integralismo islamico!”) che conquistati, è perché siamo noi vecchi, cinici, scettici, incapaci - per consunzione di energie spirituali e slanci ideali - di immaginare la speranza, o almeno di intravederla negli altri, che sono lì, a costruirsela, davanti a noi. da VIVERE GENOVA 02/03/11 Tutti i diritti riservati |