CHIARI DI LUNEDI'

 

 

 

LA FAVOLETTA DEL NON-BABBO NATALE

 

 

 E DEI SUOI NON-SEGUACI

 

 

di Enzo Costa

 

 

 

Accadde all’improvviso, in quel miracoloso Natale: fuori, il non-Babbo dalla barba bianca digitale continuava a fare il Necrologo a capocchia. Diceva che tutti gli altri erano morti, zombi, cadaveri putrefatti. Fossero giovani o vecchi, assopiti o vispi, meritevoli, biasimevoli o non classificabili: bastava che non la pensassero come lui che lui li schiaffava nel girone dei trapassati decomposti. Praticava la raccolta indifferenziata di pretesi defunti, in realtà (chi più chi meno) palesi viventi. “Necrologo a capocchia” perché – oltre a sfigurare come deceduti i vivi (e talvolta vegeti) – prese un Presidente Partigiano che non c’era più e lo iscrisse al suo non-partito: tanto lui, non essendoci più, non poteva rifiutare l’iscrizione. Ecco, in quel miracoloso Natale, mentre fuori il non-Babbo seguitava nei dileggi obitoriali tipici di chi è poco vitale, dentro, nel Parlamento, i suoi seguaci non lo seguirono più. Non che si allearono con gli avversari. Furono illuminati da un pensiero: prima ancora che educato, non è sensato dipingere gli altri, tutti gli altri, come cadaveri. Perché, semplicemente, non è così. Perché la libertà, oltre che partecipazione, è argomentazione, e non lapidazione, e la democrazia è confronto, discernimento, riconoscimento delle differenze, e non annientamento del nemico: non urlarono più istericamente “Voi siete niente!”, ma affermarono civilmente “Avete idee che non condividiamo e combattiamo”. Non berciarono più da invasati “Vi spazzeremo via!”, ma dissero da ottimisti moderati “Vi manderemo all’opposizione”. E così divennero più autorevoli e credibili, e i loro seguaci li seguirono, e smisero di scagliare insulti digitali su chi scriveva cose non gradite, compresa questa favoletta (dall’improbabile lieto fine, come ogni favoletta).

  l'Unità 30/12/13

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