Era un mercatino dell'usato, dell'antiquariato e dell'artigianato, ma non saprei a quale delle tre categorie appartenesse il banco che proponeva ai turisti agostani dell'alta Val di Susa un'ampia varietà di busti e ritratti del Duce, la cui mascella imperituramente volitiva svettava fra tute mimetiche, elmetti, anfibi ed altri bei capini per ogni occasione più o meno mondana, ma sempre bellica. Più che quella presenza espositiva, discretamente affollata di cultori del genere, mi ha colpito la mia reazione: fino a pochi anni fa, avrei esclamato indignato “Ma questa è propaganda mercantile di materiale fascista, vietata dalla Costituzione!”. Invece ho pensato: “Stai a vedere che Dell'Utri, in attesa di revisionare i libri di storia, ha riformato le bancarelle delle fiere”. Forse l'editoriale di Famiglia Cristiana sul rischio di un fascismo di ritorno mancava di un paragrafo sui mercatini alpini. O forse quel banco armato era “solo” un effetto collaterale delle divise in città griffate La Russa.
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