Nel dispiacere di una bella avventura che si chiude, mi fa piacere poterla ringraziare, quest’avventura, se pure con poche parole, spero intrise dello spirito vivace che essa ha regalato alla città. Perché il circolo dei Buonavoglia, che oggi finisce la propria attività, questo ci ha trasmesso fin dall’inizio dei suoi giorni: l’idea che la cultura si faccia insieme, con l’aggregante ottimismo della volontà, remando in gruppo anche controcorrente, con tenace armonia, come da ragione sociale. (Post)moderni navigatori, a bordo di una galea scomoda ma perfetta per affrontare, attraverso movimenti coordinati ed ostinati, le acque culturali genovesi, con lo sguardo talmente puntato verso l’approdo, la mente ed il cuore talmente proiettati alla meta, da non badare alle immani fatiche della traversata. Acque stagnanti, ai tempi delle prime rotte: un’altra era geologica, il lontano 1996 d.B. (durante Berlusconi), un tempo remoto in cui in città non era così corrente il concetto che incontri letterari, presentazioni di autori e libri, confronti su pensieri e scenari, per di più creati ed animati da volontari, costituissero l’anima di una comunità. Eccola, l’avventura eroica e meravigliosa dei Buonavoglia: infondere il soffio vitale della curiosità, del bisogno di sapere, della fame di conoscenza, in un numero sempre crescente di cittadini. Impresa straordinaria, per trascinante efficacia, per contagioso fascino, sistematicamente ripetuta e rinnovata per sedici anni grazie a questi coraggiosi rematori del conoscere e a chi, via via, ne ha sorvegliato la bussola e scandito il ritmo di vogata, da Gianna Schelotto a Margherita Rubino fino a Stefano Zara. Col tempo, paradossalmente, come per istinto di sopravvivenza, più il Paese si inabissava nell’evo buio della “cultura che non si mangia”, più la città si illuminava nutrendosi di letteratura, di arte, di storia, di bellezza. Nascevano e fiorivano altri laboratori di cultura, altre fucine di pensiero, fondazioni pubbliche e private con cui alimentare lo spirito, la coscienza, la consapevolezza della comunità. Se oggi i Buonavoglia sono pervenuti alla decisione – dolorosa per noi come per loro – di fermarsi, non è solo per via dei conti da fare con una crisi economica che non fa sconti. È anche e soprattutto perché la loro impresa temeraria è riuscita, perché la loro fantastica avventura ha avuto una buona ventura: l’idea di quel circolo di pionieri che la cultura sia di tutti e per tutti, è entrata in circolo. Repubblica Genova 07/04/12 Tutti i diritti riservati |