Difficile trovare motivi di ottimismo sul Pd. Difficilissimo ricavarli dalle sentenze di Cacciari. Il suo pessimismo cosmico sulle orrifiche sorti e regressive del partito, applicato ai segretari ed ai congressi passati e futuri, al coordinamento del nord, allo scoordinamento del sud, alla candidatura e all’elezione di Berlinguer (Luigi, per quanto pure Enrico, in passato…), e via sferzando i vecchi dirigenti (per tacere dei giovani), è gravato di una spaventosa profondità filosofica, forse involontaria: per complessità accademica e complessione fisica, Cacciari, anche quando critica Veltroni e D’Alema, pare citare Nietzsche e la Patristica. Eppure, sentendolo, non dispero, ricordando come nel ‘98 (mi sembra) festeggiò il trionfo alle amministrative del centrosinistra (che era al governo): con un’orazione apocalittica sulla democrazia a rischio per l’estinzione della destra, che dava per probabile. Filosofo sì, ma non indovino. "C'è grossa crisi!"
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