SALVARE IL CARGO,
UNA SFIDA CULTURALE CHE OCCORRE VINCERE
Se un pomeriggio di primavera (il 28 maggio) un osservatore avesse assistito ad un incontro pubblico al Teatro Cargo, avrebbe capito molte cose. Avrebbe capito, innanzitutto, che chiudere il Cargo sarebbe un delitto, perché quel Teatro è per tanti un luogo del diletto, di aggregazione sociale, di nutrimento culturale, di gravità permanente del Ponente genovese. Avrebbe capito, quell'osservatore, che risolvere la drammatica emergenza economica del Cargo è un'esigenza vitale, come gettare acqua su un incendio, per non far incenerire talenti, sensibilità, relazioni, per non desertificare una comunità. Avrebbe poi capito che quella gravissima crisi finanziaria, derivata da un fatto contingente (la marcia indietro di uno sponsor), è spia di una difficoltà più profonda, strutturale, propria del teatro, dei teatri e della cultura in questa città e in questo paese, e che provare a porvi rimedio è una sfida difficilissima, ma da affrontare senza esitazioni. Quell'osservatore avrebbe capito che forse ci sono responsabilità della politica, nella crisi del Cargo, ma anche che la politica (Burlando e Berlangeri per la Regione, Ranieri per il Comune, Dagnino per la Provincia, Avvenente per il Municipio), quel pomeriggio di primavera, era lì, a discutere con la direttrice Sicignano, a ricercare vie d'uscita, a garantire impegni con la credibilità di chi non nascondeva i problemi, i limiti delle proprie azioni. Avrebbe capito come quella del Sistema teatrale genovese sia una macchina scenica meravigliosa e delicatissima; come sia complicato ma obbligato combinare qualità e quantità, come sia semplicistico contrapporre gli elementi d'avanguardia ai grandi eventi culturali, e quanto invece sia più utile interrogarsi su come conciliarli perché gli uni danno senso e sostanza agli altri, e viceversa. Avrebbe capito che quest'esigenza combinatoria non significa accettare tutto in nome di un successo qualsiasi; che un conto sono festival di massa ma di eccellenza come quelli della Scienza, del Comico, della Mente, e un altro (anche nella mente di alcuni degli amministratori presenti) sono Sontuose Vacuità come le celebrazioni dei Jeans. Avrebbe capito che l'idea della Fondazione Carige di tagliare i fondi alla cultura è deleteria quanto trendy (vedi Tremonti con le mani nelle tasche di Enti lirici e Fondazioni culturali, ed il Bondi bello esautorato nel bosco), che l'idolatria del Pil avrebbe ragion d'essere se l'acronimo non significasse solo "Prodotto interno lordo" ma anche "Produzione intelligenza limpida", quale quella realizzata da chi fa cultura. Insomma, quell'osservatore avrebbe capito che salvare il Teatro Cargo non sarebbe gesto altruistico, perché vorrebbe dire salvare tutti noi. Dal sito del Teatro Cargo (clicca sull'immagine) Repubblica Genova 01/06/10 Tutti i diritti riservati |