Anche per le telefonate, è una questione di prospettiva. Secondo Lui, non è un Paese normale, ma uno Stato di polizia, giacobino e in mano alle toghe rosse, quello in cui ogni volta che Lui telefona viene intercettato. Secondo me, non è un Paese normale, ma un Regime delle ban(d)ane, quello in cui quasi ogni volta che gli inquirenti intercettano le telefonate di faccendieri, trafficoni, spacciatori (non solo) di corpi femminili, fanciulle disinvolte propense alla carriera accelerata, leli mori, scrocconi e/o ricattatori più o meno patentati, trovano Lui all’altro capo del filo. Lui, o un/a suo/a sottoposto/a, con delega al disbrigo delle formalità burocratiche della beneficenza (secondo Lui), oppure dell’estorsione (secondo le ipotesi accusatorie, più che secondo me), talvolta mediante il ricorso ad uno strano linguaggio cifrato (secondo Lui la dimostrazione di come si sappia circondare di collaboratori burloni?, secondo me, per dirla con l’idioma della segretaria Marinella, «un modo per far volare via eventuali civette curiose in ascolto»). Se sull’esegesi del traffico telefonico privato del Premier la partita è aperta (fra Papi e Resto del Mondo), direi che non c’è discussione possibile su una particolare forma di telefonata pubblica praticata dal nostro presidente del Consiglio: la telefonata a Mattino Cinque. Qui siamo sicuramente tutti d’accordo nel ritenerla un’esclusiva nazionale, se non continentale. Succede così: quando Lui ha qualcosa da dire e/o spiegare e/o giustificare o comunque da ficcare in testa agli italiani, alza la cornetta e chiama Mattino Cinque, oppure la redazione di Mattino Cinque alza la cornetta e chiama Lui (invertendo i fattori, la bolletta non cambia, nel senso che la paga sempre lo stesso). Insomma, se Lui ha da farci sapere che la colpa è dell’opposizione (e si sa, per Lui la colpa è sempre dell’opposizione), oppure che Lui ha fatto una manovra fantastica (e si sa, per Lui la manovra, a qualsiasi versione si sia, è sempre fantastica), o per qualsivoglia altra comunicazione urgente, sulla rete privata ammiraglia, come per magia, si apre uno spazio ad personam nel palinsesto. Certo, essendo uno spazio mattutino, il costo è quello di una levataccia. Ma il guadagno, ancor più della licenza di comizio catodico di stampo telefonico, è quello del corredo estetico di ghigno estatico. Indescrivibile, ma incommensurabile, la magnificenza dell’espressione incantata, rapita e trasognata, con cui il direttore di Libero ascolta liberamente in silenzio il monologo stampa di Papi. Uno sguardo solitamente burbero (diciamo così) trasfigurato da quelle parole di Verità. Per tutti, pubblico e critica, uno spettacolo unico. l'Unità 16/09/11 Tutti i diritti riservati |