Sulla Costa Allegra c’è poco da stare allegri. E, lì per lì, neppure spiritosi, visti i fantasmi giglieschi evocati dai primi dispacci d’agenzia sulla notizia. C’è da stare sollevati, ovviamente, per il non illieto fine della vicenda (soffocando un certo sconcerto tecnico-logistico: ma un peschereccio che traina una nave da crociera, non è come una smart che rimorchia un Tir?). Prima, però, c’è da stare spiazzati, mettendosi nei panni degli sventurati passeggeri: come non immaginarseli mentre, alla vigilia della partenza, resistevano stoicamente all’onda scaramantica generata dalla Costa Concordia, e confermavano la prenotazione indossando il salvagente del calcolo delle probabilità? “La legge dei grandi numeri rende impossibile un nuovo incidente navale, a pochi giorni di distanza dal primo e su un’imbarcazione della stessa compagnia”, si saranno detti ancora in piena navigazione, rassicurandosi a vicenda mentre, sul ponte, ammiravano il paradisiaco panorama acquatico un secondo prima che divampasse l’incendio infernale. Miriadi di fedeli lettori di Odifreddi convertiti sciagura stante all’opera omnia televisivo-letteraria di Giacobbo, con tanto di prenotazione del suo imminente volume: Schettino è un discendente dei Maya? Poi, dicevo, il sollievo. Oltre che per la scampata tragedia, per il mancato indotto catodico: ci siamo risparmiati puntate e puntate di Porta a Porta, il falegname che aveva vinto l’appalto per il plastico in truciolato della Allegra ha fatto causa a Vespa, che pare abbia già invitato Ghedini per uno speciale-Giustizia intitolato “La prescrizione è uguale per tutti, compresi i conduttori televisivi”. Inoltre, per fortuna, non sono spuntati cattivi e buoni, felloni ed eroi da curve di social network: non stiamo idolatrando un capitano De Gufo, postando a pappagallo la sua mitica esortazione “Spenga l’incendio, acciderboli!”. E l’Alberoni che è in noi, grazie al Cielo, non sta partorendo di nuovo l’originalissima metafora dell’Italia-nave che affonda. Ci sono solo io che, modestamente, butto giù di getto queste sciocchezze, ma per pura omonimia: se invece che Enzo Costa mi chiamassi Enzo Fiat, sarei qui a scrivere di sciagure ben peggiori. Nota: il soprastante corsivo è stato letto mercoledì 29 febbraio, nella trasmissione "Jalla! Jalla!" di Radio Popolare, come introduzione ad un'intervista ad Enzo Costa sul suo lavoro di autore satirico, sul suo blog "Malumorismi" per il sito web dell'Unità, e sul suo ultimo libro "Col senno di prima" (Editori Internazionali Riuniti), una raccolta dei suoi pezzi satirici e non, usciti nella rubrica dell'Unità "Chiari di lunedì", con la prefazione di Nando dalla Chiesa e le vignette di Aglaja. clicca sul logo della trasmissione per ascoltare l'intervento di Enzo Qui il link al sito in flash del libro "Col senno di prima". 29/02/12 Tutti i diritti riservati |