di Enzo Costa
5) ROBA DA MATTEL 31/08/07 Non escludo che se avessi un bimbo o una bimba sarei preoccupato per le calamite deglutibili del suo Batman, o per la vernice al piombo della sua Barbie. Sarà quindi per conflitto di disinteressi se, nel caso dei giocattoli tossici Mattel, sento odore di esagerazione, fonte di dubbi retrospettivi: ma davvero la mia remota infanzia (sono un orrido quarantenne) fu allietata da pupazzi biodegradabili? O non sarà che l’ondata di allarme sul giocattolo killer denuncia una paranoia salutista, tipica di chi se la può permettere? Il mio ruspante Topo Gigio di plastica, scommetto, aveva orecchione meno commestibili della chioma made in Cina di quel fesso di Ken, e qualche morsicatina gliel’avrò data: eppure sono ancora vivo, anche se scrivo cose come questa. Saprà di retorica noglobal dire che i genitori dei bimbi del Perù terremotato hanno più ragioni di angoscia di quelli italiani, imploranti test tossicologici al Robin del pargolo. Però pensarci un attimo, prima di rivolgersi all’Asl, non farebbe male.
Preoccupazione anche tra gli animalisti 4) IL SI’ DI VITO E IL SILENZIO DI SILVIO 28/08/07 Avanzo
un’ipotesi politologica alternativa circa il silenzio domenicale di Berlusconi
alla sparata metaforica e letterale di Bossi sui fucili anti-fisco: imbarazzo
da alleanza obbligata? Incapacità di trovare parole adatte, magari poi
musicabili da Apicella? Afonia da mega-impianto di aria condizionata di
mega-villa con annesso vulcano a comando? Macché: c’entrano la location e l’occasione
in cui non è risuonato il commento del Cavaliere al comizio del Fuciliere: la
cappella di San Gregorio in Montecitorio, per le nozze di Elio Vito. Sì, si era
appena sposato Vito, interruttore logorroico di qualsivoglia avversario
politico. Di certo, uno come lui non aveva proferito un banalissimo “sì”: alla
domanda del prete se volesse unirsi in matrimonio, avrà detto una cosa del
tipo: “Lo voglio, pur se certa sinistra comunista cerca di impedirmelo
soffocando la mia libertà come da prassi stalinista…” e via blaterando per
mezzora. Sfibrato da cotanto altrui ciarlare, Silvio ha taciuto.
"..e sostengo inoltre che la glassa sia uno squallido tentativo komunista per nascondere il vero ripieno di confettura rossa di fragola.." 3) TANTI SALUTI A BERRUTI 25/08/07 Nel giochino estivo post-Tg1 (meno peggio di quelli
invernali), il concorrente deve indovinare le identità di dieci persone.
"Soliti ignoti" (titolo del programma) spesso sconosciuti, di rado
celebri, catalogati per mestiere o hobby, ognuno da abbinare ad uno dei dieci
volti. Capita che veline, tronisti e avanzi di reality vengano identificati
sempre: ovvio, il loro look "scervellato trendy" è eloquente. Ma
capita pure che gloriose medaglie olimpiche risultino aliene: Maurizio Damilano
è stato preso per un artigiano, Livio Berruti per non so più quale comune
lavoratore. E' il perfetto paradigma di questa tivù che celebra il nulla
generando oblio. E capita poi che io, in vacanza in Valsusa, incontri da tempo
il succitato Berruti, e che da tempo mediti di salutarlo con ammirazione. Prima
non lo facevo per timidezza. Ora non lo farò poiché penserebbe che l'abbia
riconosciuto solo perché ai "Soliti ignoti", dopo che il concorrente
non l'aveva identificato, Fabrizio Frizzi ha svelato chi fosse. La tivù guasta
i rapporti sociali.
Berruti riprende gli allenamenti per sfuggire al fan sorese in trasferta 2) BONAIUTI 2, LA VENDETTA 22/08/07 Preferite il Bonaiuti 1 o il Bonaiuti 2? Il Bonaiuti 1
operava con Silvio sgovernante: se ne scorgeva la testolina annuente, alle
spalle del Cavaliere fardato che intratteneva l'audience dopo un summit epocale
con l'amico Vladimir o una polenta taragna con l'amico Umberto. Il Bonaiuti 1
era lì, a mo' di portavoce muto del Premier, a fare sì col capo qualsiasi cosa
dicesse il Premier. Conferma mimica vivente della bontà politica del Verbo del
Capo. Un ruolo assolto con trasporto, pure se era lontano da Silvio. Pare annuì
estasiato davanti al video anche quando il Premier diede del kapò al
parlamentare europeo Shultz. Il Bonaiuti 2, pure col caldo, parla sempre. Anzi,
sparla. Di Prodi. A prescindere: lo fa scandendo refrain ("è incollato
alla poltrona", "riempie di tasse gli italiani") con occhione
sgranato, boccuccia tonda e tono flautato da nonnetto d'antan che racconta la
favola (amara) ai nipotini (elettori). Una volta si è confuso, e mentre parlava
Prodi ha fatto sì con la zucca. Ma Silvio l'ha perdonato.
L'on. Bonaiuti e il suo personal trainer 1) SPECULARE SULLA PAURA 14/08/07 La storia atroce della ragazza di Sanremo uccisa dall'ex
fidanzato, già sospetto assassino di una giovane donna genovese, dovrebbe dirci
della primitiva idea di possesso che deforma molte declinazioni maschili del
rapporto di coppia. Ma è un discorso difficile da sentire, sovrastato com'è
dalle esecrazioni per la mancata carcerazione preventiva dell'omicida, a volte
pronunciate in buona fede, a volte per assurda catalogazione mediatica con
piromani e pirati della strada a piede libero. E poi le grida la destra (già
sedicente garantista), tanto per infangare i magistrati. Eppure io, che risiedo
a Genova, ricordo bene come fu vissuto quel primo omicidio: come "il delitto dei
caruggi". Essendo stato consumato nei vicoli del centro storico, abitati
da molti immigrati, subito lo si dipinse come un frutto sanguinoso della
presenza degli extracomunitari. La destra genovese, allora, cavalcò proteste e
sospetti xenofobi, che forse giovarono al mancato arresto dell'attuale
imputato. Ora, per l'opposizione i giudici non incarcerarono colpevolmente un
assassino. Ci vuole del talento, a speculare così sulla paura.
Esponente della destra genovese
da L'Unità, agosto 2007 Tutti i diritti riservati |