Lunedì 13 giugno non ho visto la prima puntata di Porta a Porta Estate, dedicata agli omicidi di Sarah e Melania (chiedo scusa alla dirigenza di Raiuno, ma ero colpevolmente distratto dalle notizie sui referendum). In compenso, giovedì 16 giugno ho letto su Repubblica la lettera scritta da Bruno Vespa in replica ad un articolo di Michele Serra (dedicato a quel suo curioso omissis televisivo sul voto), e mi sono immedesimato nel conduttore-notaio in pieno dramma professionale: avrebbe voluto occuparsi in tv dei risultati referendari, ma era impossibilitato a farlo causa chiusura (pre)estiva del suo programma. Serrata (pre)canicolare decretata molto tempo prima (in pieno inverno?) dai vertici della rete ammiraglia: un diktat al quale Vespa, per citare un motto in sintonia col recente show unitario in cui si accapigliava con Pippo Baudo, ha dovuto rispondere “Obbedisco”. Capisco la sua amarezza deontologica, e lo sconcerto che lo ha assalito allorché ha scoperto che Ballarò sarebbe andato in onda fino a inizio luglio. Un’inaudita impar condicio ai suoi danni e a sua insaputa, che – garantisce Vespa nella sua epistola – non avrà più da ripetersi nella prossima stagione catodica. Non l’ho vista, quella prima puntata di Porta a Porta Estate, ma la missiva del conduttore-notaio un dettaglio me lo regala: era una trasmissione precotta, facente parte di un ciclo “già registrato in precedenza” (vaghezza temporale che evoca distanze siderali). Dettaglio che mi incuriosisce: ma come si fa a registrare un programma basato su fatti di cronaca in frenetica evoluzione, relativamente alle indagini, gli indagati, gli scagionati e gli arrestati? Come avrà ovviato Vespa al brutto della differita? Offrendo per una volta, invece che particolari raccapriccianti, imprecisioni spiazzanti (“Ci sarebbe una nuova traccia genetica, ma anche no, riconducibile a zio Michele, o ad un passante, o ad un alieno di un’altra galassia, che gli inquirenti avrebbero ritrovato nel garage, o in un bar a 250 km, o in un’astronave parcheggiata in un eliporto clandestino, e ci sarebbe un’intercettazione chiarissima, o un pizzino indecifrabile, o un testimone non-vedente ma dall’udito potentissimo”)? Registrando tante puntate alternative, con tanti plastici altrettanto alternativi, per poi trasmettere quella più affine agli ultimi, clamorosi sviluppi? E se sì, il conduttore-notaio non avrebbe potuto precuocere anche un paio di puntate antitetiche sui referendum? Una con Premier e/o sottoposti singhiozzanti, una con Premier e/o sottoposti esultanti. Anzi, visti i sondaggi e l’aria che tirava da un po’, forse bastava solo la prima. l'Unità 21/06/11 Tutti i diritti riservati |