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L'EURO TORMENTONE DI ARCORE
di Enzo Costa
Il Capo ha detto di dirlo, e loro lo ripetono a macchinetta, pappagallescamente, in automatico: “l’euro di Prodi”. Anche martedì, per parare in qualche modo l’onda montante dell’indignazione collettiva seguita alla pagliacciata europea anti-Ciampi della Lega, il più devoto tra i devoti del Bisunto del Signore, il curiale Bondi, ha provveduto a diffondere via etere la bieca novella: certo, i leghisti in trasferta avevano ecceduto in schiamazzi all’indirizzo dell’amato Presidente della Repubblica, epperò era cosa buona e giusta protestare contro “l’euro di Prodi”. Testuale e seriale. Destinato ad imporsi come il tormentone dell’estate 2005 che – a differenza degli hit da spiaggia del Festivalbar – continuerà a risuonarci nelle orecchie pure in autunno ed inverno, per insistere vieppiù martellante nella primavera elettorale 2006. Già ora lo intonano, ligi al “la” dato da Arcore, ministri e peones, padani e sudisti, sottosegretari celebri e sottoposti anonimi della Reggia delle libertà: l’ “euro di Prodi” è un coro assordante. Opportunamente diffuso dai canali Raiset, versione catodica dell’antica etichetta discografica “La voce del Padrone”.
Si dirà: nulla di nuovo sotto il sole della politica. La tecnica del capro espiatorio additato alle masse per sviarle dalle responsabilità di chi sgoverna è antica quanto il mondo: in questo caso, con metodo scientifico, si trasforma in colpa grave un merito indiscutibile (l’ingresso in Europa e l’adozione della moneta unica conseguiti dal governo Prodi), allo scopo di nascondere sotto il tappeto i disastri economici prodotti dall’attuale esecutivo. Ed è anche vero che la furbesca operazione è facilmente smascherabile: vuoi nel merito (chiarendo ai cittadini i vantaggi offerti dall’euro e illustrando gli errori, l’imperizia e l’incapacità di gestire l’opportunità europea da parte della maggioranza di destra), vuoi nella sua incoerenza (non c’è nessuna logica né verità nel distinguere le presunte colpe di Prodi dai meriti di Ciampi, all’epoca suo autorevolissimo ministro dell’Economia: se l’euro è “di Prodi”, lo è - esattamente allo stesso modo - anche “di Ciampi”: accusare soltanto il primo denota la strumentalità dell’attacco, il fatto cioè che – poiché il Capo dello Stato è da tutti apprezzato – si sia ritenuto elettoralmente non conveniente, sceneggiate del Carroccio a parte, scagliarsi sull’uomo del Colle). Resta però l’impressione agghiacciante di una destra sedicente moderata e liberale che – ricevuta la parola d’ordine diffamatoria dal Capo, la colpa è dell’ “euro di Prodi”, – la proferisce sistematicamente, inesorabilmente, ossessivamente, per conficcarla con la forza dell’iterazione nella mente dei cittadini, debitamente offuscata dalla disinformazione televisiva. Liberali e moderati, i berlusconidi, e maestri in lavaggio del cervello.
"La colpa è dell'euro di Prodi, passa parola!"
da L'Unità 07/07/2005 Tutti i diritti riservati
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