Anche a prescindere dal processo di Perugia, tre indizi non fanno una prova. Però sono suggestivi. Mettiamoli in fila: prima Lui, magari perché Tarantini ora è occupato, chiama Ballarò, però poi non apre bocca; in seguito Lui, magari perché Minzolini ora è preoccupato, prenota il divano di Porta a Porta, però poi non ci va; infine, Lui, magari perché il Pdl ora è disastrato, progetta il partito Forza Silvio (anche se poi la butta in gnocca). Pare delinearsi un trend schizofrenico: definiamolo “egocentrismo reticente”, “personalizzazione riservata”. Vorrebbe ma non parla. Si manifesta nascondendosi, però sogna di straripare in esclusiva. Di questo (s)passo, ospite di Otto e mezzo, fuggirà alla prima domanda per scrivere lo statuto della lista Coraggio Cavaliere; si negherà al Tg4 e si iscriverà alla corrente Stai su, Bauscia; si barricherà nel camerino della D’Urso dove comporrà l’inno del circolo Dài Papi, che ce la fai!: “Meno male che Silvio (non) c’è”. l'Unità 10/10/11 Tutti i diritti riservati |