CHIARI DI LUNEDI'

 

 

LE FACCE GIUSTE DEGLI ECONOMISTI

 

 

E LA FACCIA TOSTA E MESTA DI PAPI

 

 

  di Enzo Costa

 

 

 

“Basta guardare le loro facce”: diceva così, il fu premier Papi, a Ballarò. Si riferiva con evidente disgusto agli svariati economisti che, in un filmato appena irradiato, avevano bocciato la bufala di successo dell’Imu, almeno riguardo la pretesa copertura della sua abolizione e restituzione. Stroncatura estetica, quella espressa con espressione schifata dal Cavaliere fardato, che seguiva quella ideologica: i suddetti economisti - in realtà variegati per formazione, orientamento, ricette - erano tutti “di sinistra”. Così aveva decretato Lui. Sentenza politica surreale e paradossale quanto quella facciale, annessa come aggravante e come motivazione: le loro facce erano una colpa in quanto brutte e in quanto specchio somatico di un animo comunista. “Idee” del già leader del partito dell’Amore: primo paradosso, l’irrisione insolente dei lineamenti altrui sibilata da un sedicente liberale dal cuore d’oro, connesso ad un altro: chi aveva indiscriminatamente bollato facce in realtà normali, varie, maschili e femminili, dalle ampie gamme espressive, esibiva una faccia terrificante, non solo perché sfigurata dai lifting, che l’avevano consegnata ad una fissità agghiacciata e agghiacciante. Era, in senso psicologico, la faccia di un pugile suonato, che si ostinava ad opporre i suoi colpi stanchi alla gragnuola di osservazioni, puntualizzazioni e obiezioni di Floris. Micidiale, il conduttore, nel suo sottrarsi al ruolo imperante di spalla dello stagionato showman di Arcore per assegnarsene uno in tv assai raro: quello di giornalista. “Perché, che facce hanno?” chiedeva pronto al fu premier Papi. Ma Lui non rispondeva: forse, stordito, non aveva sentito la domanda. Forse, inopinatamente, si era appena visto sul monitor. (Però poi, dalla Annunziata, è andato peggio).

  l'Unità 10/02/13

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