LEMMI LEMMI
(Dizionario semiserio)
LINEARE
di Enzo Costa
Lineare è come non dovrebbe essere il taglio governativo che si profila. È come non sarà il taglio, secondo il governo. È come sarà il taglio, secondo l’opposizione, a volte reduce, quand’era al governo, da tagli che, secondo l’opposizione dell’epoca, magari oggi al governo, erano lineari. È come non dovrà assolutamente essere secondo i dicasteri, i sindacati, le regioni, le società più o meno partecipate, le categorie in odor di tagli, che più proclamano tale imperativo categorico e più fiutano il puzzo tipico della linearità. Così va l’ordinario balletto esternatorio che accompagna, da anni, quest’aggettivo dalla straordinaria ambivalenza semantica: in senso generale, indica qualcosa di positivo, trasparente, immune da doppiezze o sotterfugi; in senso specifico, se riferito a riduzioni della spesa pubblica, o – per essere linguisticamente trendy – alla traduzione in sforbiciate della spending review, definisce il peggio del concepibile, ossia colpi d’accetta dissennati e indiscriminati assestati alle uscite dei bilanci. Il contrario di “lineare”, in questa accezione, sarebbe “mirato, giustificato, opportuno”: quel tipo di taglio, cioè, che tocca sprechi odiosi e non (più) sostenibili. Taglio invocato, agognato, sospirato da tutti e poi, puntualmente, mai visto, identificato o riconosciuto da alcuno. Non si ricorda un soggetto, tantomeno colpito dal taglio, che abbia detto: “Sì, questo non è un taglio lineare”. Ditemi voi se è un atteggiamento lineare. Left 20/09/14 Tutti i diritti riservati |