LEMMI LEMMI
(Dizionario semiserio)
INFAME
di Enzo Costa
Ecco, o meglio ri-ecco: infame. Non se ne avvertiva il bisogno, di quest’aggettivo degradante (nelle intenzioni di quanti lo usano, degradante chi ne è oggetto, ma spesso ad autodegradarsi inconsapevolmente è colui che lo adopera). Già pareva troppo, sentirlo e vederlo scagliato dalle voci violente degli ultrà contro un ex “reo” di aver segnato, o contro un arbitro “reo” di non aver fischiato: ma ci si consolava, tristemente, pensando che fossero gli effetti lessicali dell’extraterritorialità (leggi “impunità”) da curva. E soprattutto si respirava constatando come, mentre seguitava a fiorire in bocca ai pur acciaccati boss mafiosi all’indirizzo di pentiti e magistrati, “infame” non corredava quasi più i lugubri proclami dei terroristi, se non altro per via della confortante riduzione quantitativa dei membri della categoria. Insomma, “infame”, da qualche tempo, aveva il sapore stantio e plumbeo del peggio degli anni ’70, l’aspetto ammuffito di epiteto d’epoca archiviato insieme alle efferatezze settarie di quella stagione. E invece è rifiorito, si fa per dire, in formato 2.0: “Lo scontro che si sta profilando, impone che abbiamo tutti molta generosità (…) per realizzare la massima efficacia dell’azione da cui non ci attendiamo solo il ritiro di questa infame ‘riforma’ …”, si leggeva giorni fa in un post sul blog del non-Leader a 5 Stelle. Quello che, guarda la combinazione, dà dei cadaveri putrefatti a tutti quanti. E si compiace di pubblicare quell’aggettivo mortuario. Left 11/10/14 Tutti i diritti riservati |