LEMMI LEMMI

 

(Dizionario semiserio)

 

 

FLESSIBILITA'

 

 

di Enzo Costa

 

 

 

Oggi si parla di flessibilità, ma di quale? Di quella rigidamente introdotta sul mercato del lavoro a metà degli anni ’90, come panacea di tutti i mali occupazionali, e da allora additata flessibilmente (ossia con più o meno intransigenza) come causa della precarietà selvaggia imperante, specie fra i lavoratori più giovani? Oppure si parla della flessibilità di queste ultime settimane, di quella cioè stabilmente invocata dall’Italia, da Renzi, dal Partito Socialista Europeo, e variamente rigettata dalla Germania, dalla Merkel, dal presidente della Bundesbank e, conseguentemente, dall’Europa? Della flessibilità, cioè, intesa più o meno come (ri)lettura intelligente dei parametri e dei vincoli europei, come possibilità di deroghe virtuose, per gli investimenti, all’occhiuto rigore di Bruxelles e Francoforte? Mai parola scritta e riscritta sull’agenda politica fu più variabile, nell’accezione, di questa, ora perché oppostamente giudicata (manna per i liberisti, manna da rimodulare per Ichino, danno più o meno relativo per i democrat, dannazione per la sinistra radicale), ora (anche nel senso di “da ultimo”) perché indicante proprio un’altra cosa (ma non chiedetemi con precisione cosa). Forse si tratta di una beffa semantica: l’iniziale significato, quello anni ’90, del sostantivo, ha finito per condizionarne anche la storia: il senso della parola “flessibilità”, oggi, è incerto, aleatorio, precario, come il lavoro e la vita di molti lavoratori flessibili. Ben le sta.

  Left 26/07/14

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