LETTERA APERTA A DARIO FO

 

 

SU BEPPE GRILLO E IL PARTIGIANO CHIESA

 

 

  di Enzo Costa

 

 

 

Caro Dario Fo, 

pochi giorni fa ho ricevuto una lettera di Angelo Chiesa, presidente provinciale dell’Anpi di Varese. Ad un certo punto scrive così: “Ieri, come oggi, il qualunquismo tanto diffuso non sa distinguere. Tutti gli altri sono uguali. L’unico che si salva è il predicatore di turno, sia quando urla sulle piazze sia quando usa la rete per dare ordini ma, come tutti i predicatori, mai per ascoltare, sempre pronto a pronunciare una condanna quando non si è d’accordo con lui”. È la conclusione di una sua allarmata riflessione sulla politica in Italia, basata su un’analogia storica fra il movimento dell’Uomo Qualunque del secondo dopoguerra e il Movimento 5 Stelle, che Chiesa non nomina esplicitamente ma disegna con cura attraverso i tratti politici ed espressivi del suo non-leader. Non prima di riportare qualche brano di scritti di Guglielmo Giannini, fondatore dell’Uomo Qualunque. Eccone uno: “Ciascun uomo politico vale l’altro, sono tutti mestieranti privi di scrupoli, pronti a strumentalizzare tutto e tutti per la salvezza della loro pagnotta”. Eccone un altro: “Lo Stato dovrebbe fare solo dell’amministrazione in senso stretto, tanto più che non ha bisogno di specialisti della politica per essere retto, ma di un buon ragioniere”. Poi, nella sua lettera, il partigiano Angelo Chiesa prosegue così: “Come la storia insegna, quel movimento finì presto nel nulla soprattutto perché i partiti dell’arco costituzionale seppero elaborare e approvare in modo unitario, senza alcun inciucio, pure durante il contemporaneo duro scontro politico di quei mesi del 1947, i valori e le regole della vita democratica contenute nella carta fondamentale della nostra Repubblica, sia perché a sostituirlo nacque il ‘movimento sociale’ di chiara estrazione fascista come di chiaro orientamento reazionario è chi oggi pontifica accusando di ogni nefandezza tutti gli altri, minaccia i sindacati che devono essere aboliti (come già fece Mussolini) e, con i voti e i parlamentari che otterrà, vuole aprire il parlamento come una scatola di sardine”. 

Caro Dario, le parole di Angelo Chiesa mi sembrano precise, perfette, incontrovertibili, e le faccio mie. Capirà quindi il mio sconcerto nel vederLa accanto a Beppe Grillo sul palco di piazza Duomo, in una città che, l’anno scorso, aveva assegnato al centrosinistra le elezioni comunali. Una vittoria salutata da molti, credo anche da Lei (ma non da Grillo, che si era distinto nel ribattezzare Pisapia “Pisapippa”), come una storica svolta dopo moltissimi anni di berlusconismo, svolta che si potrebbe consolidare con la vittoria di Ambrosoli alle regionali. Ora leggo che Lei, per fortuna, ha optato per un voto differenziato: Ambrosoli alle regionali e 5 Stelle alle politiche: la cosa mi conforta ma, devo dirlo, non annulla del tutto il mio sconcerto che, per i motivi conseguenti a quell’analogia così ben delineata dal partigiano Chiesa, è qualcosa di più profondo di un ragionamento tattico (ossia “i voti dati a Grillo e sottratti al centrosinistra rischiano di far vincere la destra in Regione Lombardia”). Scaturisce da un’inquietudine politica: l’ “arrendetevi, siete circondati!” di missina memoria intimato l’altra sera nel non-comizio a 5 Stelle, il “tutti a casa!” berciato sistematicamente con ferocia, senza distinzioni, accomunando indiscriminatamente nella sentenza ogni partito, ogni esperienza politica, ogni candidato, mi suonano minacciosi e sinistri, proprio sulla scorta di quanto scrive il partigiano Chiesa. Il mio sconcerto è che invece Lei li trovi così belli da andarli a festeggiare sul palco.

Enzo Costa

23/02/13

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