Ciò che più mi colpisce, del sondaggio della casa offerto come stuzzichino della ridiscesa in campo di Silvio, è il pallore dell’happy end, a fronte dell’esplicita crudezza sull’infelice presente: le condizioni date, un Pdl guidato da Alfano verso il baratro, vedono il partito fra l’8 e il 12%, disastro di poco ridotto (17-21%) con l’opzione “Alfano candidato, Berlusconi papi, pardon padre nobile”. Fin qui, per l’appunto, la dura sincerità dei numeri del diluvio dopo di Lui. Cosa sì scioccante, ma - per me - non quanto il lumicino che si profila in fondo al tunnel: un Popolo della libertà (o come diavolo si chiamerà) che col Cavaliere ricandidato a Premier è inchiodato alla miseria di un 28%, o poco più. Signora mia, non ci sono più i sondaggi di una volta sull’Unto del Signore! Onestamente (mi si perdoni l’avverbio incongruo), mi sarei aspettato ben altro, per titoli e percentuali. Riguardo le seconde, un tondo 50, a mo’ di primo gradino del nuovissimo miracolo italiano in forma di ascensione sondaggistica verso l’empireo azzurro fissato a quota 100%. Certo, già il fatto che si spacci su giornali d’area, tv di proprietà e Porta a Porta la “notizia” di una percentualmente (abbastanza) tonificante Sua ridestinazione a Palazzo Chigi – sorvolando o quasi sui Suoi recenti ripetuti annunci di passi indietro e sui Suoi non lontani reiterati fallimenti di governo - ha del miracoloso. Ma resta l’imbarazzante stitichezza di quel 28% che, facendo l’opportuna tara fra numeri sfornati per il Capo fardato e realtà, fa intuire cifre anoressiche. E poi, dicevo, sgomenta anche la modestia dei titoli: Lui che dopo vent’anni è ancora lì che si candida a Presidente del Consiglio, non è più Lui. Io mi aspettavo un sondaggio sull’ipotesi Silvio I. Con numeri esaltanti per il conclave. l'Unità 09/07/12 Tutti i diritti riservati |