IO, RIVIERASCO DI MONTAGNA
di Enzo Costa
L'Unione ha vinto, malgrado io abiti vicino al mare. No: non sono ancora in preda alla sbornia da tragicomica vittoria. Sono solo memore dei brividi di sgomento che mi assalirono la mattina del 3 aprile scorso, quando il postino mi recapitò due opposte corrispondenze elettorali: la sciccosa rivista multicolor sui 5 anni di miracoli di Silvio (subito cestinata), e un'ascetica busta bianca indirizzatami da Romano Prodi, subito aperta. Il candidato Premier del centrosinistra mi informava, con parole obiettivamente sincere e persuasive, che l'Ulivo era convinto dell'importanza della montagna, definita nella missiva "una grande risorsa, non un problema". Giusto, mi ero detto: ma perché lo scrive proprio a me? Perché mai si rivolge al sottoscritto come se io vivessi in altura? Come dicevo all'inizio, risiedo a pochi metri dalla spiaggia, precisamente in un paesino della riviera ligure di levante. E allora, come si spiegava quel messaggio politico? Capirlo e restarne agghiacciato fu un tutt'uno: io abito in via Monte Grappa. E sottolineo Monte. Tanto bastò all'Ufficio Comunicazione dell'Ulivo, o come si chiama, per farmi finire nell'indirizzario degli elettori montanari. Un equivoco toponomastico banale sì, ma per me - bramoso come molti di liberarmi politicamente del Bisunto di Arcore - foriero di pensieri funesti: se queste sono le strategie di comunicazione elettorale a ridosso del voto, mi dissi, stiamo freschi. Pensai al peggio pensabile: l'Ufficio Comunicazione dell'Ulivo aveva per caso inviato una lettera sull'importanza dei corsi d'acqua dolce a tutti i residenti in via Fiume? Aveva forse scritto di volersi occupare dei problemi degli obesi a rischio di aviaria, con una dettagliata missiva spedita a tutti gli italiani abitanti in largo Pollaioli? E a chi viveva in viale Libia, l'Ulivo aveva mica promesso per iscritto solide intese diplomatiche con Gheddafi? Parlandone adesso, col senno di poi del successo elettorale, riesco anche a sorriderne. Ma quelle furono ore terribili: la lettera sulle magnifiche sorti e progressive della montagna mi atterrì più dell'abolizione dell'Ici garantita impunemente quella sera stessa alla tivù da Silvio Do Nascimento; più della domanda "Ma non sei tu quello che cacciò Tremonti accusandolo di truccare i conti pure nel consiglio dei ministri?" mai rivolta - e sottolineo mai - da un avversario a Fini ogni volta che questi rivendicava la bontà dei conti pubblici; più della sceneggiata di Confalonieri che gridava al regime che gli vietava il faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi e il conseguente monologo del Capo, senza che qualcuno gli chiedesse come mai quando nel 2001 Silvio rifiutò il duello con Rutelli, Mediaset non organizzò nessuno "Speciale Terra!" con Rutelli in solitaria; più di un'infinità di altri errori, difetti ed omissioni di comunicazioni degli unionisti nei dibattiti televisivi contro spudorati professionisti della menzogna. Inezie, in confronto alla lettera sulla montagna, che nella sua terrificante esemplarità mi aveva sprofondato nel sottosuolo del pessimismo più cupo. E invece l'Unione ha vinto lo stesso. Nonostante la lettera sulla montagna. Su cui adesso posso pure sorridere. Respirando un po' d'aria fresca da relax del dopo voto, in collina.
E pensare che a lui la lettera non era arrivata!
inedito 17/04/2006 Tutti i diritti riservati
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