Rammento agli smemorati (tutti noi) che un anno fa, di questi tempi, Di Pietro ha avuto un periodo moderato. Non ricordo più quanto è durato, forse un paio di settimane. So che era subito dopo il suo successo ai referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, ma lo so non per la mia memoria prodigiosa bensì perché ho ritrovato quanto avevo scritto durante quella breve ma intensa fase dipietresca: “La fulminea mutazione da azzanna-Cavaliere a dialogante di centro sarebbe ai confini dell’impossibile per chiunque. Figuriamoci per lui, uno che – più che farsi da solo – si è scolpito con l’accetta dei propri anacoluti primordiali, dei propri proverbi riveduti e scorretti (saggezza del populista), delle proprie requisitorie contundenti”. Poi, citato il catalogo delle sue precedenti etichette doc per l’allora Premier Papi (“Stupratore della democrazia”, “Hitler”, “Saddam”), ed ipotizzato che la sua nuova pelle di cinguettante con Silvio e sottoposti gli fosse stata suggerita da un sondaggista rudimentale, un ipotetico Piedheimer, concludevo: “me lo vedo di notte, annaspare stanco e stropicciato fra le sudate carte del corso accelerato ‘Come diventare Gianni Letta in 15 giorni’. E mi fa tenerezza”. Ecco: giova rievocare quella fugace stagione felpata del Nostro, ora che sta azzannando Napolitano. Mentre scrivo è giunto alla soglia della richiesta di impeachment, ma è facile che, nel tempo che intercorrerà fra invio e pubblicazione di quest’articolo, sarà andato oltre, se non altro per problemi di pronuncia, caldeggiando accalorato la decapitazione. Poi, magari, tramite l’ipotetico Piedheimer scoprirà che più lui si smodera e più i voti li raccatta Grillo. A quel punto, per 10-15 giorni, chi lo salva Napolitano dagli sbaciucchiamenti di Tonino? l'Unità 23/07/12 Tutti i diritti riservati |