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Abbiamo capito: “odio” è non dire “bene, bravo, bis!” alle leggi ad personam. È rifiutare la raffigurazione di giudici, Corte Costituzionale e Capo dello Stato come strumenti eversivi della sinistra; di più: è non ravvisare in tale raffigurazione un esempio di politica dell’amore. È non gradire di essere definiti “coglioni”, “farabutti” o “élite di merda”, ed è non ravvisare in tali definizioni altri esempi di politica dell’amore, così come in quella di “disturbati mentali” per i giudici. È sottrarsi al ruolo di odiatori assegnato nei talkshow. È non accettare che a fare la morale contro la politica dell’odio sia un partito che sommerge di insulti stranieri, rom e chi li difende. È non accettare lezioni di politica dell’amore da quanti, durante il governo Prodi, coprivano di ingiurie e minacce, in Parlamento e fuori, i senatori a vita rei di votare per la maggioranza (tacciata di brogli). È, in breve, non piegarsi ad un’amorevolissima tracotanza. Papi Natale l'Unità 21/12/09 |