di Enzo Costa
Alcune settimane fa (due, mi pare), in un’ordinaria serata di tedio catodico, approdavo “zappingando” ad un frammento di “Porta a Porta” di indubbio interesse: il tema era quello della controversa futura legge sulle unioni di fatto. E assistevo a quanto segue: l’abile conduttore poneva alla ministra Pollastrini un quesito specifico, pressappoco con queste parole: “Sono capitati dei casi di uomini regolarmente sposati e padri di bambini che, a un certo punto della loro esistenza, scoprono un’inclinazione omosessuale e si innamorano di persone del loro sesso con cui vanno a convivere. Se uno di questi dovesse morire, a chi andrebbe l’eredità? Al suo ultimo compagno o al bambino avuto con la moglie?”. Le parole, lo ripeto, non sono testuali, ma il concetto era questo. Il tono, devo dirlo, assai efficace nella sua accorta ambivalenza: quello di uno smagato uomo di mondo che, ci mancherebbe, non si scandalizza certo per come vanno i fatti sessuali della vita, e si limita ad un quesito puramente tecnico (ma sotto sotto, ed ecco la straordinaria efficacia della domandina, lascia al teleutente-benpensante medio il sottile sgomento per le aberranti conseguenze degli scomunicatissimi pacs: non solo si convive tra uomini, ma c’è pure il rischio che il fedifrago omosex premi l’amante peccatore e punisca il pargoletto innocente). Dubbio prontamente sciolto dalla secca risposta della Pollastrini: “La legge farà prevalere i diritti del minore”. Risposta di sicuro poco scioccante per il teleutente-benpensante medio, ma molto chiara. Martedì 30 gennaio, in un’altra
serata di mio pigro girovagare col telecomando, capito su un già avviato “Porta
a Porta”, nuovamente dedicato allo scottantissimo argomento pacs. E assisto,
con grande sorpresa, a quanto segue: l’abile conduttore pone ad Enrico Boselli
un quesito specifico, pressappoco con queste parole: “Sono capitati dei casi di
uomini regolarmente sposati e padri di bambini che, a un certo punto della loro
esistenza, scoprono un’inclinazione omosessuale e si innamorano di persone del
loro sesso con cui vanno a convivere. Se uno di questi dovesse morire, a chi
andrebbe l’eredità? Al suo ultimo compagno o al bambino avuto con la moglie?”.
Proprio così (con la debita approssimazione di un virgolettato non testuale): a
distanza di un paio (mi sembra) di settimane, l’abilissimo Vespa risforna pari
pari la stessa, fredda e destabilizzante domandina già formulata alla ministra
Pollastrini, che pure – lo ripeto – aveva risposto con inequivocabile
chiarezza. Mi chiedo: perché mai l’accortissimo conduttore si è dato alle
repliche di se stesso? Come capita anche al sottoscritto a causa dell’avanzare
inesorabile degli anni, si era scordato di averlo già chiesto? Aveva rimosso la
netta risposta della ministra (certo più autorevole in materia, essendo dedita
alla stesura della legge, del non a caso lì per lì esitante Boselli)? O forse parole così poco
scandalose come quelle pronunciate dalla Pollastrini, era meglio fingere di non
averle mai ascoltate, per poter riproporre al teleutente-benpensante medio
quell’efficacissimo quadretto di perversione domestica con annesso ipotetico
vilipendio di inerme figliolanza? L'abile conduttore dalla memoria labile
L'Unità 03/02/2007 Tutti i diritti riservati
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INDICE:
113) I PACS, l'ossessione omosex e l'astuto Vespa NEW
101) L'imperatore del cantiere
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