In Italia gli estremisti di ieri sono i moderati di oggi ed i reazionari di domani, ma con il fanatismo di sempre. Lo penso da tempo, con le debite sfumature. Ma gli esempi che si susseguono nelle stagioni politico-culturali non agevolano riflessioni in chiaroscuro. Perché non si tratta della legittima attitudine a cambiare idea, a volte indice della meritoria capacità di prendere lezioni dalla Storia. E nemmeno della già di per sé deleteria pratica del trasformismo. No, mi riferisco alle folgorazioni integralistiche, allo zelo molesto dei convertiti, all’accanimento esagitato dei neofiti. Capisco che un sessantottino trasognato, col tempo, si riconverta in amministratore delegato: capisco meno se passa dall’immaginazione al potere al Potere dei Mercati con identico trasporto idolatrico, che ogni volta si traduce in anatemi contundenti agli infedeli del momento. È che costoro – sistematicamente - nelle varie versioni, hanno in tasca la Verità e, quindi, intendono imporla agli altri, volenti o nolenti. I più fanatici fra i comunisti degli anni 70 sono divenuti i più fanatici fra i berlusconiani degli anni 90. L’Irene Pivetti presidente bigotto-vandeana della Camera si tramutò nell’Irene Pivetti conduttrice sado-maso di show Mediaset: prima esecrava i peccatori, dopo i casti. Giorni fa leggevo che Beppe Grillo gufava la Nazionale, perché la sua vittoria agli europei avrebbe agito da oppio del popolo (per gli scandali calcistici e politici). Opinione apodittica ma lecita, per carità. Poi mi è parso di ricordare che, diciassettenne, gustai uno spettacolo Rai che celebrava il rientro della Nazionale vincitrice dei mondiali del 1982 (dopo il primo calcioscommesse, agli albori del craxismo). Se non erro, conduceva Grillo. E, in confronto, Galeazzi sembrava sobrio. l'Unità 09/07/12 Tutti i diritti riservati |