CHIARI DI LUNEDI'
NON C'E' PIU', AHINOI,
IL BUON VECCHIO PANIZ DI UNA VOLTA
di Enzo Costa
Non c’è più il Paniz di una volta! Ora che ogni tg sembra un remake grottesco del finale del Caimano, ora che per me l’attualità è un incubo confuso dall’agghiacciante aspetto dell’ex senatore De Gregorio col rossetto che rivela che Giuliano Ferrara è una suora di clausura mentre la Santanchè minaccia di farsi esplodere in un privé del Billionaire, la Gelmini inneggia al libero amore a Ballarò e un commando di imprenditori-tiratori scelti dell’esercito di Silvio impugna socialcard ad personam affinché Lui ottenga sconti ed esenzioni nel risarcimento a De Benedetti (è un incubo confuso, l’ho detto), ora che, in sintesi, tutto crolla (compreso Lele Mora), mi assale la nostalgia canaglia per un difensore del Cavaliere uscito di scena. Altro stile, quello dell’avvocato-deputato Maurizio Paniz, che toccò l’apogeo nella memorabile orazione parlamentare sulla consanguineità fra Ruby e Mubarak. Ancora mi risuonano in testa le sue alate parole, la sua prosa asciutta ed enfatica insieme, il tono partecipe e solenne dell’inciso con cui chiosò la convinzione dell’allora premier Papi circa la stretta parentela della fanciulla marocchina con il presidente egiziano: convinzione, scandì fermo e vibrante quel principe del foro prestato all’alta politica, «vera o sbagliata che fosse!». E lo scandì un’altra volta, febbrile e austero: «Vera o sbagliata che fosse!». Alternativa che racchiudeva in sé, e nell’accorata compostezza con cui veniva detta e ridetta in quell’aula, tutta la drammaticità epocale dell’anelito di salvezza delle relazioni diplomatiche che aveva mosso lo statista del bungabunga. Quella sì che era una difesa! Non impedì la disfatta di questi giorni, ma, rispetto alle esagitate difese-suicide di oggi, volete mettere l’eleganza (non nel senso delle cene di Arcore)? l'Unità 01/07/13 Tutti i diritti riservati |