Maurizio Paniz lo disegnano così: con la seraficità stampata sulla barbetta, con quell’aria da Ernesto Calindri azzurro che si oppone al logorio della vita di Papi. Invece che fra i tavolini del vecchio carosello Cynar, si piazza sulle sedie dei talkshow: e non è al traffico caotico che non bada, ma alle dure verità scandite dagli astanti. Dalla Gruber, mentre Travaglio elencava i misfatti ad personam del Premier, guardava in camera silente e sereno, al più facendo pudicamente “no” col capino, aspettando soave il proprio turno. E qui esponeva sì tesi indicibili - la credibilità della versione di Ruby ritenuta nipotina di Mubarak, i politici vessati dai giudici – ma con toni d’antan, voce flautata, postura ingessata. Laddove hanno fallito gli urlatori hi-tech alla Santanché ed i situazionisti trash alla Stracquadanio, ci prova lui. Fallisce lo stesso, però con educazione. l'Unità 18/07/11 Tutti i diritti riservati |