I papisti, gli adepti-sottoposti di Papi, li riconosci da tante cose. Anche dalle facce che fanno quando Maurizio Crozza sbeffeggia il Premier a Ballarò. Alfano patisce un progressivo incupimento: più Crozza si accanisce, più il suo volto si accartoccia: passa dallo stadio espressivo “Non sono di buonumore” allo stadio “Sofferente di mal di denti prima di estrazione senza anestesia di molare e canino” fino allo stadio “Pitbull nervosetto”. Se a inizio monologo è quasi plausibile che il suo nome sia Angelino, sul finale pare essere Satanello: ha narici fumanti e pensieri furiosi: imperiosamente assillante: “Mandate la pubblicità!”; nostalgicamente televisivo: “Era meglio il the nel salottino di Anna La Rosa!”; televisivamente nostalgico: “Bei tempi quando Crozza era nei Broncovitz!”; giustizialmente ministeriale: “Invierò un’ispezione nel suo camerino!”. Lupi, invece, scaglia anatemi facciali stile Scomunica e Liberazione (da Crozza). Fitto è banalmente afflitto, Sacconi ha sguardo insaccato. Bondi (parlandone da vivo) trasecola: si immo(rta)la in un basito sgomento per la secolarizzazione dei costumi catodici giunta all’oltraggio al (suo) Signore. Espressione riassumibile in un concetto: “Sacrilegio!”, o in una poesia: “Eterica eresia/ Blasfema logorrea/ Che Crozza vada via!/ Perché gli fa la bua?”. Tremonti dai graffi di Crozza ricava l’impulso a manifestarsi nella quintessenza di sé, a somatizzare la propria idea platonica, a tremontizzarsi in un assoluto psicofisico sgombro di accidenti e contingenze: non muove un muscolo, non batte ciglio, non scuce un’ombra non dico di sorriso ma neppure di umana pietas. Proprio come quando ci espone le sue profezie economiche a Porta a Porta o ad Annozero. Ma qui lo fa in silenzio, mediante un’erre moscia meramente mentale, con la sola forza di uno sguardo ghiacciato grondante “ovvove”, che fende le lenti degli occhialini incenerendo ogni freddura crozziana. Non è lui ad essere seppellito da una risata, ma il contrario: l’atarassia al Potere. Di cui è antitesi l’interattivo Rotondi: egli sprizza partecipazione da tutti i pori, corredando le malignità di Crozza con l’occhietto deliberatamente sornione di colui che, reputandosi arguto, si picca di camuffare l’evidente fastidio per l’umorismo altrui da divertita bonomia. O, peggio, da spiritosaggini non richieste: molte puntate fa si avventurò a replicare all’impronta alle perfidie dell’attore genovese, che controreplicò infilzandolo. Più di recente, ha aspettato il suo turno, dopo il siparietto cabarettistico, per dire che le bunga-bunga night erano all’insegna della classe e dell’eleganza: da spalla perdente di Crozza a travolgente comico (involontario). da l'Unità 15/04/11 Tutti i diritti riservati |