Ed eccolo, il ritorno di Marta Vincenzi alla politica: ha la forma fisica ed espressiva di un libro: “Guida alla Genova Pop, itinerari consigliati e collaudati” (De Ferrari editore). Generalità inequivocabili: quello che scorre pagina dopo pagina non è il manifesto di un nuovo partito, né l’annuncio di una ri-discesa in campo – espressione insopportabile – dell’ex prima cittadina. Eppure è un testo che di politica vibra fortemente, scosso com’è da un senso della polis potentissimo che muove l’autrice e, sull’onda sismica delle sue parole, i lettori. Gli undici itinerari che Marta propone sono la dimostrazione scritta per luoghi e persone di un’idea di città: altra espressione, questa, che mi ha sempre dato l’orticaria, nel suo invocare semplificatorio chissà quali salvifiche visioni per la comunità urbana del futuro. Invece, in “Genova Pop”, “idea di città” significa consapevolezza di ciò che la città è stata, di quanto la sua storia la possa arricchire e, a volte, soffocare, di come le contraddizioni le diano un’identità, del modo in cui ambienti e abitanti la incarnano o la smentiscono per farla rivivere. Una città solidale e marginale, che per paura si chiude in se stessa, ma che trova slanci riciclando oggetti, rinnovando il passato migliore, reinventandosi nell’incontro con chi viene da fuori. Una città narrata da una scrittura prensile, a volte filmica, che parte da un primo piano per allargare l’inquadratura e la riflessione: dal cartello autostradale di Voltri si irradia un panorama di acciaio perduto ed ex operai pescatori all’imbrunire: “Una città non vive di soli tramonti”: meravigliosa ambiguità della lingua letteraria, che risuona forte in molte pagine: “Genova non ha vere periferie ma la periferia è ovunque”; gli impalpabili abitanti del Levante “silenziose figurine in controluce (…) messe lì per dare profondità allo sfondo”. Sì, perché il libro politico è, nei suoi passaggi più potenti, pura letteratura, facendo tesoro della lezione calviniana sulla molteplicità: il viaggio sul metrò a base di sguardi e pensieri sugli immigrati a bordo della città vale, da solo, la lettura. Ci regala una scrittrice vera. Un bel regalo, di questi tempi.
Repubblica Genoca 12/09/13 Tutti
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