“QUELLI CHE IL CALCIO”
OGGI E’ UN’INFORNATA DI VIPPASTRI
di Enzo Costa
Ma ve lo ricordate “Quelli che il calcio”? Quello vero, intendo, condotto da Fabio Fazio. Era un gioiellino di grazia umoristica: come sublimare le nostre domeniche pallonare con il tifo sopra le righe (bianconere) di Idris, la genialità mimetica di Teocoli, lo straniamento nipponico di Sano, le finte cialtronate di Paolantoni, le amabili gag di Malandrino e Veronica, la sana cattiveria della Littizzetto, le surreali corrispondenze calcistiche di Galeotti, Dalla Noce e Carloni, e via ingentilendo allegramente la spesso tetra liturgia del campionato. Persino uno dei primi sdoganamenti mistici in tivù, quello della lazialissima Suor Paola, possedeva la preziosa virtù della misura: quella che riusciva a far sorridere rispettando miracolosamente la religione pagana della pelota come quella professata fuori dagli stadi dalla monaca ultrà. Era un capolavoro di leggerezza e intelligenza orchestrato con maestria da un conduttore al servizio dello spettacolo. E del calcio, che – depurandosi delle sue grevità biscardiane – pareva ancora una cosa seria e divertente.
Suor Paola con un fan Ma l’avete visto cos’è diventato, “Quelli che il calcio”? Dopo un inizio accettabile della gestione Ventura, si è progressivamente involuto fino alla deriva di quest’anno. Orfano delle perfidie assortite di Crozza, si è ridotto a un’informe parata di vippastri e isolati famosi, in cui anche i sarcasmi lunari di Gnocchi finiscono per omologarsi al nulla di briatori e calendari in tette ed ossa che pretenderebbero di sbeffeggiare. Oltre allo sprecato Gene ci sono – è vero – comici apprezzabili, come il camaleontico Giusti e la coppia itinerante Savino-Deejay Angelo. Ma sono come soffocati dall’atmosfera gossipara che ammorba lo show: ed è tutto uno strillo, uno svacco, un pecorecciare “con ironia”, ovviamente, un applaudire a vanvera rare battute riuscite e frequenti scempiaggini, dietro apposito picchiettare sulla cartelletta da parte dell’irrefrenabile conduttrice, tra un collegamento acchiappa-audience coi finti naufraghi dell’ “Isola” e uno stucchevole ma “ironico”, ovviamente, col vero capo della cultura (!?) Marzullo. Nell’ultima puntata serale infrasettimanale c’era pure don Mazzi non proprio sobrio, ma presumibilmente “ironico”. E tra i telespettatori ancora dotati di senso critico è partita un’ondata collettiva di nostalgia per Suor Paola. Don Mazzi con una fan Vedere com’era e com’è “Quelli che il calcio” può essere utile: fa capire l’impressionante degrado toccato in pochi anni dalla Rai berlusconizzata, che se nell’informazione (Raitre a parte) disinforma a dovere, nello spettacolo – mentre esilia i suoi migliori talenti satirici – punta decisa all’abbassamento del livello ed all’abbruttimento del gusto. Un antico gioiellino di grazia umoristica ridotto a tras(h)missione corollario dei reality con uso sciatto di pallone e abuso di bellone. C’è poco da stare allegri.
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danno al buon gusto. da L'Unità 09/11/04 Tutti i diritti riservati
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INDICE:
3) Armi di distrazione di massa (2/1/2004) 2) Dizionario sragionato del 2003 (30/12/2003) 1) Totò, Tanzi e la banda dello scanner (24/12/2003)
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