SIGNORI, LO CONFESSO:
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SONO TROPPO LENTO PER MATTEO RENZI
Mi dico: “E Renzi?”. Mi rispondo: “E chi lo sa?”. E già nel mio non rispondermi mi sento in colpa, o perlomeno in discussione: non sarà, la mia estrema difficoltà nel definire, decifrare, valutare la figura umana e la caratura politica del sindaco di Firenze, un segno della mia vecchiaia anagrafica (navigo spedito verso i 50, significativamente nato l’anno remoto in cui Gigliola Cinquetti cantava Non ho l’età), un sintomo della mia decrepitezza culturale, un indizio della rottamabilità delle mie idee politiche? Insomma, Renzi mi sfugge, e temo sia perché - come diceva Celentano - non sono rock, ma lento. In pubblico, con gli amici ed i compagni, specie con quelli giovani (nati da L’estate sta finendo in poi), cerco disperatamente di nascondere l’arretratezza del mio decoder ricorrendo a espressioni neutre e vaghe: “Certo, in tv funziona…”, “Sa comunicare con le nuove generazioni…”, “Esilarante come Crozza lo raffigura a Ballarò, però lui è abile, fa vedere che si diverte…”, e via non dicendo. Se poi qualcuno, senza un briciolo di pietà, mi chiede “Ma tu lo voteresti?”, rispondo “E perché no?”, aggiungendo per onestà intellettuale (pur se, disonestamente, a bassa voce) “e perché sì?”. Doppia domanda retorica che annulla il quesito annichilendomi, ossia facendomi sentire una nullità, e quel che è peggio stagionata: sono così insignificante e superato che non so rispondere. Eppure ce la metto tutta: lunedì scorso non solo ho visto Il viaggio, la nuova trasmissione di Pippo Baudo, perché avevo letto che fra gli ospiti ci sarebbe stato anche lui, Renzi. Ho fatto molto di più: per qualche minuto, ero riuscito a trovarlo, dirò così, interessante. Ma poi mi sono detto “Però non quanto l’ospite precedente, Jovanotti”. Qualunque cosa significasse. l'Unità 10/09/12 Tutti i diritti riservati |