La Padania è una nazione virtuale fondata sulle retromarce. Dalle più recenti, di stampo “manovriero” (“ci sarà una tassa sull’evasione”, con successiva mancata tassa sull’evasione, “non toccheremo le pensioni”, con successivo intervento sulle pensioni e successiva retromarcia sull’intervento), fino alla madre di tutte le retromarce: la Secessione, mitica Terra Promessa ora invocata ora sottaciuta, ora proclamata ora abortita, ora rispolverata ora riseppellita, e via dicendo e disdicendo a seconda di epoca storica, stagione climatica, congiunzione politica e/o astrale del gruppo dirigente e/o del Cerchio Magico. Passando per retromarce filosofiche – il fiero sbandieramento delle proprie radici pagane seguito dal fiero sbandieramento delle proprie radici cristiane, la volubile teo(Berlusco)logia che vede il culto celtico dell’Unto del Signore brevemente ma perentoriamente intervallato da fermi anatemi all’indirizzo della Sua diabolica mafiosità – alternate da suggestive retromarce tattiche, quale, fra tutte, la saga schizofrenica del voto anticipato, da circa un anno a questa parte preteso o eluso col variare dei sondaggi, del tempo e dell’oroscopo del segretario. Ma, personalmente, trovo ancora più affascinante un altro ramo delle retromarce del Carroccio o meglio del suo Capo Supremo: quello relativo al suo vasto repertorio di dileggi, gestacci e borborigmi vocali. Sì, perché il tratto più politico del Leader Maximo leghista sono le sue esuberanze oratorie e mimiche. Da sempre, ma da ultimo di più: dito medio e pernacchie, unitamente a insulti da stadio, sono oramai assurti a condimento quotidiano, anzi a piatto base giornaliero delle sue riflessioni sulla res publica. Anche qui serviti fragorosamente su tutti i canali e poi rimangiati, seppur con minore enfasi sonora e mediatica. Mi spiego con un esempio: qualche comizio fa, Bossi – fra la ola dei propri adepti – riferiva con orgoglio di aver litigato con Brunetta denominandolo “nano di Venezia”. Seguiva, l’indomani, la comunicazione di Bossi di una sua telefonata riparatoria con scuse rivolte direttamente al ministro appena fieramente dileggiato. Ecco, per me, il motivo di curiosità: ma come si fa la retromarcia ad personam per un epiteto del genere? Il Senatur avrà detto a Brunetta “Perdonami, Renato, non sei un nano di Venezia, ma un gigante di Mestre”?. E quando ha dato a distanza dello “stronzo” a Casini, poi, di persona, gli avrà detto “Pierferdi, sei bello, dolce e gentile”?. E, più in generale, come farà le retromarce per le pernacchie a questo o quel nemico di turno? Schioccandogli bacetti teneri via cellulare? E la retromarcia mimica del dito medio teso, com’è? Un dito mignolo piegato? l'Unità 01/09/11 Tutti i diritti riservati |