GIUDICI E SCUOLA: I TORMENTONI

 

 

DEL PREMIER RIPETENTE

 

 

 di Enzo Costa

 

 

 

Tecnicamente, è un ripetente. In senso letterale: dalla sua «discesa in campo» (anch’essa, formuletta detta e ridetta fino ad infettare i vocabolari di politica, informazione e lingua italiana), Lui procede a tormentoni. I suoi slogan facili facili li scandisce eternamente identici per ficcarli nella testa degli italiani. Operazione agevolata – utile ripeterlo - dal possesso e/o controllo dell’etere. Refrain da tempo lanciati sul mercato sottostante (e rilanciati a Porta a Porta, Latina, Milano, Olbia), quindi, quello dei pm «eversivi» o «associazione a delinquere», quello della Commissione parlamentare di inchiesta che ne certificherà la da Lui già decretata criminosità, e via dileggiando quanti tutelano la legalità. Già intonati pure il ritornello contro la scuola pubblica, l’inno all’istruzione privata, la riprovazione dei professori di sinistra che inculcano valori contrari a quelli inculcati dalle famiglie.

Dunque, una mera riproposizione della sua bassa tecnica pubblicitaria, che funziona mercé l’abbassamento del livello culturale operato dal teleimbonimento? Fino a poco tempo fa avrei risposto di sì. Oggi non ne sono più certo. Almeno, osservandolo all’opera (demolitoria) sulla scuola. Campo in cui mi sembra un ripetente non solo nel senso del dire e ribadire, ma anche in quello scolastico: parla, meglio, straparla come un ripetente. Come uno studente impreparato (compagno di banco e sfondoni di Mariastella), chiaramente poco portato per l’apprendimento ed il ragionamento, pur se convinto di essere intelligentissimo: fra tutti i feroci attacchi portati da Lui, Amatissimo Leader del Partito dell’Amore, quello alla scuola pubblica è stato il meno fortunato.

A partire dal lancio del motivetto: alla prima esecuzione, costrinse se stesso e sottoposti ad affannate precisazioni (non vituperava tutti i docenti, pur sottopagandoli tutti). E poi a molti, anche non «comunisti», il verbo «inculcare», riferito all’educazione scolastica ed a quella familiare, era suonato inappropriato.

E per questo dimostrativo di una scarsa dimestichezza con il linguaggio e la riflessione. Il segno lessicale di uno che brandisce concetti approssimativi ed imparaticci, capaci al più di (ri)animare i suoi fan(atici). Lo rimarcarono in tanti. Quando, oltre due mesi dopo, è tornato sull’argomento a piacere, ecco gli stessi termini inadeguati, lo stesso verbo sbagliato, spia del suo annaspare fra pensieri più grandi di Lui. Poveretto: per parlare della scuola, il luogo del ragionare articolato e dell’argomentazione, impiega parole rozze perché non riesce a dirne altre. E si nota.

  l'Unità 10/05/11

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INDICE:

 

540) Giudici e scuola: i tormentoni del Premier ripetente NEW

539) Cosa tocca vedere NEW

538) Sarò (troppo) breve NEW

537) La mediocrità al potere

536) Papisti tristi a Ballarò

535) Sconciati per le feste

534) Lui, io e noi

533) Lampedusanze

532) Favoletta surreale

531) Raìssilvio

530) Convegni convenienti

529) 2 Versanti: Scilipotizzabili e Analfanobetismo

528) Così, per barsport

527) Gelmini ministra impreparata

526) Epocale di lunedì

525) Se la Consulta boccia Vendola, è comunista?

524) Ha fatto scuola

523) A buon fraintenditor

522) Acque agitate, acque stagnanti

521) Controesodo biblico

520) Il mistero dei "papisti" invasati

519) Onirico finale

518) Se non ora, quando?2: la burletta

517) Colpo gobbo

516) Se non ora, quando?

515) Mente il mantra

514) Scosse di annientamento

513) Dagli amici si guardi lui

512) Settimo: non Rubyre

511) L'onorevole Santacqualarupi

510) Premier il piacere, poi il Carroccio

509) Lupi e agnelli

508) Il sol del regredire

507) Borghezio show

506) Ricusatio non petita

505) Padanovela

504) Gabriel all'Arena, noi in un meraviglioso altrove

503) Corte e cortigiani

502) Il Carlo Felice dalla Bohème alla rèclame

501) L'instabile Schifani

499) Moderati auguri

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