E Sallusti? “Spento, ovvio, apparve lugubre / smorto, di calore privo: / esibiva un’aria funebre / come fosse ancora vivo”. Scusate la citazione vanesia di un mio epitaffio in rima scritto nell’estate 2011 dB (durante Berlusconi), ma forse è un buon incipit per rimarcare come, con le stagioni politiche, cambiano gli uomini, pure quelli che diremmo fissati in un’unica, eterna maschera psicosomatica: magari impercettibilmente, ma cambiano. E anche per evidenziare che non c’è limite al meglio o al peggio, dipende dai gusti. Sì, perché quel mio Sallusti poetico di un anno fa pareva l’idea platonica di Sallusti: agghiacciato e agghiacciante, nella sua aria sepolcrale che lo rendeva esanime in vita, fino a farmelo immaginare altrettanto funebremente vivo da defunto. Ma in realtà allora lo animava (si fa per dire) il fatto che fosse vivo (si fa sempre per dire) il governo Berlusconi: il gelo nosferatesco che sprizzava l’algido direttore era mitigato da una certezza che agevolava la sua circolazione sanguigna: Papi, per l’appunto, era vivo e sgovernava contro di noi. Cosa che rendeva i ghigni vampireschi del Nostro ancora (minimamente) vitali: con essi accompagnava nell’oltretomba l’opposizione, i comunisti, la stampa tutta nemica del Cavaliere, il quale però andava tenuto strenuamente in vita, a suon di lodi ed encomi caldi (nei limiti) e appassionati (quasi). Ora invece Lui non c’è più, ed eccolo, il Sallusti d’inizio estate 2012, riesumarsi a Ballarò: politicamente orfano di Silvio, lo è anche di ogni flebile traccia di umano trasporto, di palpitante speranza: con parole e sguardi ferali trascina agli inferi tutti quanti, destra e sinistra, Monti e Tremonti, Prodi e per lui parimenti non prodi successori. Ha elaborato il lutto somministrandoci un lutto assoluto. Aiuto! l'Unità 25/06/12 Tutti i diritti riservati |