Si vedeva che la dottoressa Saraceno, malgrado i lamentosi ed animosi inviti di Bondi, non riusciva a essere orgogliosa per l’immagine che il nostro Premier ci regala all’estero. Si vedeva dall’espressione trasudante imbarazzo per quella richiesta molesta del tondo ministro, espressione comune a quasi tutta la platea di Ballarò: si era creato un unicum emotivo transnazionale all’insegna di un attonito sconcerto sparso fra milioni di italiani accomodati sui divani di casa ed una sociologa collegata dallo studio di Berlino. Ma il punto era l’eccezione (dis)umana a quell’afflato unitario: insieme al disagio emblematico della Saraceno, si vedeva l’agio fanatico di Bondi: egli davvero, in perfetta buonafede, provava un’acuta, solitaria fierezza per come Papi ci rappresenta oltreconfine. Il buonista che è in me, pur aderendo alla mozione di sfiducia su Pompei, avrebbe voluto abbracciarlo. L'Unità 15/11/10 Tutti i diritti riservati |