SAVIANO E LE PAROLE DELL'ITALIA
“La
condanna ce l’hai”: potrebbero sembrare queste, le parole più
importanti della straordinaria puntata d’esordio della nuova Era
glaciale (andata in onda venerdì scorso nella notte di Raidue). Sono le
parole che Roberto Saviano, unico ospite di Daria Bignardi, rivela di
aver recentemente ascoltato dalla viva voce di un pentito. Parole la
cui sinistra asciuttezza quasi ne amplifica l’inesorabilità: la camorra
ha emesso la sua sentenza di morte per l’autore di Gomorra. Che è lì,
in quell’algido studio televisivo, a testimoniare come a quella
condanna possa sfuggire non soltanto con il suo coraggio e con la sua
determinazione, ma anche con la forza che gli viene dai tantissimi che
leggendolo, sostenendolo, offrendogli da lontano il conforto della
vicinanza, non lo lasciano mai solo. Eppure, per quanto eloquenti,
quelle non sono le parole più significative e impressionanti: lo sono
altrettanto, se non di più, quelle che risuonano in un filmato,
scandite con sconvolgente incuria mentale (prima che verbale) da uomini
e donne del profondo Nord che degradano a effetto collaterale di una
scelta economica la morte dei militari italiani, tutti del Sud, in
Afghanistan, di cui Saviano aveva mirabilmente scritto su Repubblica.
Parole fradice di pregiudizi, in un ampio spettro che va dal razzismo
all’imbecillità (“i meridionali sono dappertutto, anche nei quiz”),
intenti ad alimentarsi a vicenda, forti della fiera consapevolezza di
essere spesso oggi parole di governo. Oppure le parole, intrise di un
rancore cieco e masochistico, che i ragazzi di Casal di Principe
vomitano sul loro illustre (anzi, in quell’ottica distorta, famigerato)
concittadino, colpevole di “aver fatto i soldi diffamando la sua
terra”. Alle
parole confuse e terribili di quest’Italia divisa da odi e risentimenti
reciproci, ma unita da un’ottusa ed afasica disperazione, Saviano –
ogni giorno, con il suo lavoro solitario di scrittore, adesso, con il
suo argomentare pubblico nello studio, grazie anche alla rara capacità
di ascolto della conduttrice – oppone, da italianissimo anti-italiano,
parole precise, prensili e indimenticabili, mai consolatorie, mai
rassegnate. Parole di verità sulla tragedia umana, civile e politica di
ogni mafia, cariche di una straordinaria forza analitica, insieme
accorata e lucida. Nell’asserita convinzione-illusione che possono
cambiare le cose attraverso il loro potere di denudarle. Un’ora e mezza di grande televisione. Non sarà sfuggita a qualche ministro, che provvederà a convocare d’urgenza i vertici Rai. La parte più glaciale di quest'era
da l'Unità 2 Ottobre 2009
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