Che fascino, la parlata di Angelino Alfano! Bastava sentirlo comiziare a Sciacca, fra i giovani azzurri di “Generazione 30”, per percepirlo: era lì, sudato e scamiciato, la voce vibrante di sicilianità estenuata: quell’emissione invitta e lamentosa che spezia di sapori salmastri, e di eroica fatica di vivere, le parole. Tese, adesso, a persuadere gli astanti dell’urgenza di una nuova legge elettorale. Impresa improba, giacché Angelino e destra tutta, Papi in testa, fino al giorno prima professavano l’intangibilità della porcata di Calderoli. Eppure ora Angelino era lì, sotto il sole spietato di Sciacca, a decretare sfibrato e ispirato che i candidati non devono essere calati dall’alto, ma spinti dal basso. Dietro a lui, sul palco, due robusti “generati 30” con l’aria da bodyguard in ferie applaudivano (indo)lenti. Perché faceva troppo caldo per esigere spiegazioni in nome della coerenza? Perché non avevano afferrato? No, per quella parlata. Ah, che fascino! l'Unità 03/10/11 Tutti i diritti riservati |