Sarà Sindrome di Stoccolma ambientale, intelligenza col Nemico Inquinante, subalternità ai Poteri Forti ed alle Polveri Sottili, ma questo mi capita: leggo le dichiarazioni sul gassificatore dell'assessore comunale Senesi e mi sembrano condivisibili. Intellettualmente oneste. Sagge perché realistiche senza essere ciniche. Intendiamoci: vado a naso. In senso letterale (annuso l'aria, e qui dove abito - bel privilegio - non giungono tanfi assortiti da antica discarica di Scarpino, né tantomeno profumini preventivi, ammesso che ne sgorghino, da futura riduzione allo stato gassoso delle nostre eccedenze domestiche), ed in senso metaforico (le mie sono valutazioni a spanne, dettate da vasta incompetenza, notevole superficialità ed intuito fallibilissimo). Però, a costo di avvalorare una o tutte quante le suddette, infauste autodiagnosi, mi sento in dovere di insistere nel mio outing: sento che l'assessore Senesi dice cose sensate. E coraggiose. Sento che, nella velenosissima questione rifiuti, rifiuta sia un ecologismo duro e puro sia una molle accondiscendenza col Sistema che intossica le nostre menti per poter intossicare impunemente l'ambiente. Questa mia seconda parte di impressione, lo so bene, non è a prova di obiezioni: difatti Senesi, con la sua scelta di scegliere il gassificatore, ha prodotto quantità industriali di critiche, accuse, polemiche. Le emissioni di comunicati dei comitati vanno crescendo (questo mio articolo, ne sono sicuro, le incentiverà ulteriormente). Andrea Agostini di Legambiente sta affilando le email e spolverando la giacca color spremuta di canarino da manifestazioni. I grillini doc o eretici stanno aggiornando i blog e ricalibrando i vaffa. Si sostiene, si replica, si dimostra che si potrebbe, si può, si deve fare diversamente e meglio, che basterebbe puntare tutto sulla differenziata, che il via libera al gassificatore, o perlomeno a quel tipo di gassificatore, è un via libera alla nostra diseducazione ambientale, all'andazzo del libero olezzo, alla deriva degli inquinanti. E sento (sempre col fallibilissimo intuito di cui sopra) che simili obiezioni non sono infondate. O meglio: non lo sarebbero nel migliore dei mondi possibili. Quello nel quale non esiste un'industria che pensa solo o principalmente ai propri profitti; quello nel quale non esistono cittadini che, invece delle zucchine nell'orto, coltivano i propri egoistici interessi; quello nel quale al feticcio del Consumo non vengono sacrificati valori, ideali, relazioni. Ecco: un vero ambientalista, per il mio opinabilissimo olfatto, è chi considera anche l'esistenza in natura di tale ambiente economico-antropologico, e con esso si acconcia a fare i conti. È la cosiddetta compatibilità: parolina poco simpatica, per di più spesso semanticamente circoscritta alla sua arida dimensione monetaria. Come se non bisognasse contabilizzare, oltre a costi e ricavi, a benefici e guasti di un modello di "sviluppo", anche le nostre pigrizie, ignavie, piccinerie (insieme, ben inteso, a slanci, afflati, generosità). Tenerne conto, sia chiaro, non arrendervisi: uno come l'assessore Senesi mi pare abbia il coraggio di farlo, guardando ad un'utopia possibile, mentre molti (chi inquina, chi lascia inquinare) praticano un realismo insostenibile, e mentre altri - più che salvare l'ambiente - marcano il territorio col proprio ambientalismo integrale, additando il "venduto" di turno, sia esso l'assessore o magari chi, come il sottoscritto, a naso lo apprezza. Consapevole anche che l'alternativa più probabile (considerato l'ambiente politico dato) sarebbe assai meno sostenibile. A lume (lanternino?) di naso
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