DI COSA PARLEREMMO

 

 

CON SONDAGGI DIVERSI?

 

 

 di Enzo Costa

 

 

 

A scanso di equivoci: so bene che il problema fondamentale è quello della drammatica crisi della politica, del distacco dei cittadini da chi dovrebbe rappresentarli, del rifiuto dei partiti visti tutti come consorterie di fruitori e dispensatori di favori e prebende, emblema e fonte di malversazione, corruzione, impunità, in una parola semplice (e per me, anche se non conta, facile perché autoassolutoria): Casta. Ho chiaro che di questi tempi è la stessa democrazia a essere in pericolo, fra disoccupazione dilagante, povertà crescente, arroccamenti suicidi del Palazzo e pericolose scorciatoie qualunquistiche. E sono consapevole che una spia di questa grave situazione è la percentuale enorme di quanti, nelle rilevazioni, si dichiarano non solo incerti sulle intenzioni di voto, ma anche molto dubbiosi, se non contrari, riguardo l’opportunità di votare. Ma, detto e (spero) chiarito tutto ciò, debbo confessarvi, proprio rispetto ai sondaggi, che guardando Ballarò mi è venuto un pensierino inconfessabile, fondato su uno scenario immaginario. Uno scenario opposto, non relativamente alla quota dei delusi dai partiti, ma ai valori del consenso delle forze politiche. Mi sono detto: e se invece per caso, per un inspiegabile motivo, il sondaggio di Pagnoncelli e tutti gli altri circolanti avessero dato il partito di Berlusconi fra il 27 e il 28%, con tutti gli altri partiti, a partire dal Pd, molto distanziati, sotto di almeno 10 punti? Di cosa staremmo parlando, oggi? Certo, di crisi della politica, con tutte le preoccupate derivate di cui sopra, ma solo di essa? Io non lo credo. Credo che, non soltanto giornali e tv proprietà-megafono del fu Premier Papi, ma anche e soprattutto fogli indipendenti, editorialisti terzisti, commentatori da talkshow non ufficialmente schierati, più Ostellino, ci starebbero spiegando che però, malgrado tutto, il Cavaliere tiene, che Lui, solamente Lui, anche in questi tempi di rabbia e disincanto, è ancora in sintonia con una buona fetta di italiani, sa parlare alla pancia del Paese, e via enfatizzando (da parte degli osservatori più sedicenti super partes o di sinistra, a mo’ di presa d’atto vagamente dolente) quel dato numerico di poco sotto il 30%, e la sua distanza da quello degli altri partiti. È una mia opinione personalissima, e per fortuna indimostrabile (basata com’è solo sul ricordo di quanto è successo, a livello mediatico, negli ultimi vent’anni). E con questo non voglio affatto dire che, stanti gli attuali sondaggi, andrebbe rimarcata la buona tenuta di Bersani. Le questioni importanti da considerare sono quelle di cui scrivevo all’inizio. Magari aggiungendovi il tema della qualità dell’informazione. 

  l'Unità 07/10/12

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