I primi a dirlo sono gli stessi 5 Stelle: un conto è il Movimento, come attesta anche antropologicamente il sindaco di Parma Pizzarotti, già tacciato da alcuni (ex?) simpatizzanti di avere grilli per la testa; un altro è il suo Primo Motore Immobile. Del quale traccerò la fenomenologia partendo da una parola: “Italiani!!!”. Talvolta grida così, Beppe Grillo, a sigillo di questa o quella sua prolusione. E assume pose smaccatamente ducesche a corredo mimico del suo spiritoso remake dell’invocazione nazionalistica già risuonante da Palazzo Venezia. Ogni tanto rimarca l’intento parodistico mediante apposizione di naso rosso clownesco: il senso di parola e posture è “Le sparo grosse come un dittatorello, ma me ne rendo conto, e stempero con ironia alla Totò”. Il sottotesto recita “Denuncio una situazione drammatica, ma so di essere un giullare”. Il sottotesto del sottotesto fa “Che sciagurato paese, quello in cui tocca ad un comico dire la Verità”. Sottotesto al quadrato minato - in realtà - da parziale inesattezza: non è un comico, il tipo che bercia dal palco. Lo è stato, ma non lo è più, come conferma peraltro l’episodicità di quello stesso siparietto. Troppo modesto, Grillo, e dicevo inesattezza parziale, giacché il sottotesto elevato a potenza contiene un termine esatto: “Verità”. L’oratore è un ex comico che, folgorato sulla via della politica, ha visto e vede la Luce. Osservatelo senza farvi depistare dall’eventuale protuberanza nasale: come mi è già capitato di scrivere, pare vittima di una congestione. È schiacciato, soffocato, sopraffatto da un peso. Il peso della Verità, per l’appunto, che lui, solo lui, percepisce, subisce, ingerisce in tutta la sua devastante totalità. Guardatelo: non dice come stanno le cose. Lo urla con dolore, illuminato e sfinito, gravato nel corpo e nello spirito dalla sconvolgente chiarezza di ciò che a lui, solo a lui, è evidente, e dall’onere eroico di annunciarlo alle genti. La voce è lo specchio del fisico e dell’anima: prima del voto, a Genova, quasi rantolava lancinante e sofferente l’estinzione dei container portuali, approdanti semivuoti sulle banchine. L’anno scorso, in quel di Milano, come un Rasputin rivierasco in trasferta avvertiva stridulo e sudato la vittoria di Letizia Moratti contro l’imbelle “Pisapippa”. Non molti giorni fa, nella strenua orazione di Budrio, grondando affaticata ineluttabilità captava l’acquisto di voti democratici da parte delle locali Coop. Direte: ma il porto di Genova ha aumentato i traffici; ma la Moratti ha perso e Pisapia ha vinto; ma nessuna Coop ha comprato voti. Miscredenti e fuori dal tempo, voi e la realtà: verrà il giorno in cui entrambi dovrete adeguarvi. Italiani!!! l'Unità 03/06/12 Tutti i diritti riservati |