Mentre il coro dell’ultrà padano Salvini e le critiche del New York
Times non sono pervenuti alle più importanti edizioni del Tg1 (ma la
carbonara delle first ladies sì), si sospetta che la “G” di G8 stia per
“Giorgino”. La versione fuori porta del mezzobusto da studio si fa in
otto, nella sua eccitatissima co-conduzione da Coppito: la voce è
vibrante, pa(l)pitante. I tempi frenetici, nello scandire (non)notizie
sul summit. Tutto, in lui, pure le posture flessibili, evoca l’alacrità
dei Grandi della Terra, e del Grandissimo di Arcore. Giorgino sprizza
entusiasmo per l’entusiasmante Evento, dice a tormentone che c’è
ottimismo (questa parola non mi è nuova). Definisce “calorosissimo” un
abbraccio invero poco berlusconesco del nostro Premier all’omologo
nipponico; promette, lancia e chiosa il monologo-stampa di Lui. Nel suo
empito planetario, abbraccia l’inglese (inteso come lingua): dice
“working lunch”, “foto opportunity”, “people first”, “backstage”.
Co-conduce la sera e il pomeriggio (“evening”, “afternoon”), felice di
farlo (“to do it”). Così come ilare, giorni fa, aveva accolto la
“battuta” di Silvio sulle nozze da lui organizzate fra Noemi e Mills.
Si vede che adora Papi (“Daddy”).
Little George sings "Every Baby Needs a Da Da Daddy"
l'Unità 09/07/09 Tutti i diritti riservati |