D’accordo, il monologo-stampa del Premier Papi che vanta la benedizione di Papa Benedetto e mette la bandana sull’intesa Usa-Russia, oltre alla corrispondenza (d’amorosi sensi) di Giorgino che, come Lui, sente aria d’ottimismo anche sul luogo del G8. Per mezz’ora, solo una “finestra” sui funerali a Viareggio con il Capo dello Stato. Ma il pezzo forte del Tg1 è la sua strategia in tre puntate: nella prima, irradiata lunedì, si dà la notizia del severo monito del segretario della Conferenza episcopale italiana contro il libertinaggio. Ma la si dà in termini vaghi, senza specificare chi diavolo (lo si può ben dire) fosse il destinatario del rimbrotto episcopale. Nella seconda puntata, andata in onda martedì, non se ne parla. Così da concedere ai teleutenti ventiquattro ore per interrogarsi sull’identità del libertino gaio deplorato da Monsignor Mariano Crociata: Casanova? Gigi Rizzi? Romano Prodi? L’ex vescovo Milingo? Nella terza puntata, che forse gusteremo oggi, il mistero verrà sciolto dal direttore, che si complimenterà con quanti avevano indovinato. Direttore che, fedele alla sua linea editoriale, pardon, tombale, nell’edizione delle 20 non ha fatto dire nulla a Maroni, che prometteva tolleranza zero ai violenti, contro la feroce canzoncina anti-napoletani intonata dal suo compare padano Salvini. Anche perché non aveva detto nulla tutto il Tg1.
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