Apprezzo lo sforzo. O almeno lo immagino. Non dev’essere esercizio facile, per Di Pietro, riconvertirsi d'un botto: la fulminea mutazione da azzanna-Cavaliere a dialogante di centro sarebbe ai confini dell’impossibile per chiunque. Figuriamoci per lui, uno che - più che farsi da solo - si è scolpito con l’accetta dei propri anacoluti primordiali, dei propri proverbi riveduti e scorretti (saggezza del populista), delle proprie requisitorie contundenti, dei propri epiteti ruspanti. E può sempre saltar fuori il solito, noioso topo d’archivio o di YouTube che, mentre il neo-felpato Tonino cinguetta con Premier Papi e papisti, ripubblichi i suoi “Stupratore della democrazia”, “Hitler”, “Saddam”, e via inveendo in aula e in tv sul Capo (e, quindi, sulla banda). Ora, è lecito, forse sano, certo facile sbeffeggiare l’improbabile restyling fai-da-te del Nostro, probabilmente impostogli dall’ultima rilevazione di un sondaggista rudimentale (Piedheimer?). Io però me lo vedo di notte, annaspare stanco e stropicciato fra le sudate carte del corso accelerato “Come diventare Gianni Letta in 15 giorni”. E mi fa tenerezza. l'Unità 04/07/11 Tutti i diritti riservati |