"Lupi! Lupi!”: suonava nervoso e liberatorio il grido anagrafico
dell’onorevole Urso. Un dirompente richiamo onomastico che lui,
collegato con L’ultima parola su Rai2, indirizzava – per l’appunto -
all’onorevole Lupi, ospite nello studio. Lo richiamava con stizza ed
enfasi sonora alle sue responsabilità di berlusconiano di ferro, alle
sue colpe di devoto al Premier, alla sua involuzione papista-leghista.
Insomma, il da sempre moderato (anche nei toni) Urso ora ululava “Lupi!
Lupi!”, elevando il volume per meglio biasimare la deriva smoderata
della destra azzurra. Affrancandosi dei propri modi composti per
liberarsi di un’alleanza, con Cavaliere e sottoposti, non più
umanamente, prima che politicamente, sostenibile.
E quella ripetizione accusatoria del cognome dell’ex alleato, “Lupi!
Lupi!”, da parte del già agnellino Urso, per affinità animalesca si
colorava di accenti sgarbiani, nel senso di certi reiterati epiteti
bestiali scagliati dall’ipercritico d’arte contro il povero nemico di
turno: “Lupi! Lupi!” come il “Capra! Capra!” che il pugnace Vittorio
bercia in favore di telecamera in faccia a questo e a quel malcapitato,
ora (di rado) per scherzo, ora (di frequente) sul serio.
Era, tornando al feroce grido ursiano, non molto tempo fa. Nemmeno un
anno, credo. Si stava consumando la rottura fra Fini e il Capo, e
persino i ligi talk-show di destra non riuscivano (più) ad occultarla, e
neppure a minimizzarla: se ben ricordo, accanto ad Urso, da un angusto
studiolo di non so quale sede regionale Rai, c’era Bocchino. Mentre
nella poltroncina adiacente a quella di Lupi la Santanché, sconvolta
dall’accesso d’ira dell’ululante Urso, era espressivamente combattuta
fra lo sdegno per quelle grida sacrileghe ed il disappunto per lo scippo
di un suo tipico format.
A non governare il tutto, un imbarazzato Paragone, anch’egli lacerato:
affranto per l’inopinata magagna politica, avvinto per il materiale da
Blob ritrovatosi a maneggiare.
E difatti poi la si è vista spesso, a Blob, quell’epifanica scenetta.
Sino a quando, nei giorni scorsi, a suggello di tanti ripetuti sussurri,
ed a riprova della spaventosa vischiosità del berlusconismo, il
transfuga Urso (con Ronchi e Scalia) ha mollato Fini riprendendo la via
di casa. Dunque, il suo “Lupi! Lupi!”, scandito a L’ultima parola, era
solo il penultimo posizionamento.
Dice che lo ha convinto il discorso di Alfano, che ora, da segretario
del Pdl, lo ha omaggiato del fondamentale incarico di coordinatore di
sei fondazioni di area governativa.
Chissà che bella rimpatriata con l’amico Lupi (che ha appena azzannato i
giudici del processo Mondadori): Urso, lo si può ben dire, è tornato
all’ovile.
A proposito dell'articolo di Enzo uscito ieri (02/08/11) su l'Unità, l'on. Urso scrive:
Roma, 2 Agosto 2011
Caro direttore,
mi permetta di rispondere all'articolo di Enzo Costa dal titolo
"Trasformisti a destra e ora l'onorevole Urso non urla più" pubblicato
stamane su L’Unità.
Trasformisti, a mio modesto parere, sono coloro che cambiano le proprie
idee per convenienza. Le posso chiedere quale idee abbia cambiato e
quale convenienza ne abbia avuto? Ho sempre sostenuto la necessità di
rinnovare e rifondare il centrodestra nella prospettiva europea e su
questo sono impegnato anche oggi. Ho sempre ritenuto che occorresse
difendere e rafforzare il bipolarismo e la democrazia dell'alternanza,
anche con un sistema maggioritario uninominale e non ho affatto cambiato
idea. Ho dedicato il mio impegno politico a realizzare una destra
moderna, europea, riformista, liberale, inclusiva e tollerante e su
questo non ho mai deflettuto. Sono sempre stato a favore dell'utilizzo
dell'energia nucleare e delle liberalizzazioni dei servizi idrici, così
come della soppressione delle province e delle comunità montane,
argomenti su cui di recente si sono confrontati il Paese e il
Parlamento. Ho sempre sostenuto che occorresse pensare ai giovani e ai
non garantiti, sia per quanto riguarda la riforma del sistema
pensionistico, il welfare e la liberalizzazione delle professioni. Sono
sempre stato a favore della presenza italiana del mondo e della
partecipazione dei nostri militari alle missioni di pace, sono
favorevole alla Nato ed a una concezione occidentale dell'Europa e del
ruolo dell'Italia. Ho lavorato per scongelare la destra in Israele e
costruire saldi legami con l'America, quando ciò appariva una bestemmia
anche nel mio mondo.
Insomma, sono un uomo di destra, laico, aperto sulle frontiere dei
diritti civili, favorevole all’integrazione degli immigrati e convinto
che occorra coniugare ambiente e sviluppo, coesione e competizione, che
l’Italia abbia bisogno di più riforme, sociali, economiche,
istituzionali e -soprattutto- che la vita politica vada liberata
dall'imbarbarimento che la sta inquinando, avvelenando anche i pozzi
delle istituzioni. Rifuggo dalle aggressioni personali e dalle urla in
trasmissione, ancorchè lo confesso, anch'io qualche volta, una volta, ho
perso la calma.
Con Lupi ci siamo rivisti e riappacificati, come è doveroso tra persone
normali, poche settimane dopo quell'episodio, come risulta dalle
cronache giornalistiche. E per quanto riguarda Berlusconi e il suo ruolo
mi sembrano significativi il titolo della mia ultima intervista
pubblicata sabato scorso dall'Avvenire ("Basta con i partiti personali")
ed il recente fascicolo della mia rivista Charta Minuta che ha in
copertina le foto dei quattro leader storici del centrodestra italiano
(Berlusconi, Bossi, Fini e Casini) con il titolo "Change". Lavoro,
appunto, per il cambiamento del centrodestra nella prospettiva di
realizzare in Italia un nuovo soggetto e una nuova coalizione e quindi
nuovi leader legittimati dalle primarie per superare finalmente
l'anomalia del berlusconismo e dei partiti personali.
Insomma, mi dica quale idea abbia cambiato e sono pronto a confrontarmi
con lei dove e quando ritiene più opportuno. E se può mi indichi quale
convenienza ne abbia avuto. Ho rinunciato al mio mandato di governo,
senza esitare; ho lasciato l'auto blu nel momento stesso in cui la mia
segretaria consegnava la lettera di dimissioni alla Presidenza del
Consiglio, fermando la macchina di servizio che in quel momento mi
accompagnava e inviandola in prefettura. Come risulta dalle cronache
recenti, ho rifiutato in più occasioni di assumere impegni di governo
più significativi e importanti. In altre parole, oggi come ieri ho fatto
una scelta solo ideale, senza rete, garanzie, prebende di qualunque
tipo. E sia certo che mi sarebbe stato facile ottenerne.
L'autore del vostro articolo ironizza, infine, sull'incarico che ho
assunto di coordinare l'attività delle fondazioni popolari al fine di
realizzare un documento comune in vista del ventesimo congresso del PPE
che si terrà in dicembre a Marsiglia. Capisco che per lui è nulla. Ed è
nulla anche per chi fa della politica un esercizio di mero potere. Per
me, che ho sempre lavorato sulle idee e per le idee, con riviste e
fondazioni, progetti, convegni e documenti la politica è innanzitutto
idee e progetti da realizzare. Per voi è nulla? per me è tutto.
Grazie,
Adolfo Urso
Ecco la risposta di Enzo:
Il mio articolo era la semplice narrazione di una trasmissione
televisiva vista da tutti, nella quale l'evidente esasperazione dell'on.
Urso nei confronti dell'on. Lupi dimostrava (apparentemente) quello che
Fini stesso, con la sua rottura, aveva proclamato: non era possibile
una destra dignitosa con Berlusconi. Se ora l'on. Urso ritiene che un
segretario (in tutti i sensi) di Berlusconi sia un'altra destra, libero
di crederlo. Così come che ora questa sia inclusiva e tollerante
(malgrado Cie, legge su testamento biologico e "no" alla norma
sull'omofobia). Libero io di trovare a questo punto insensato quel suo
vecchio sfogo. ("Trasformisti" è solo nel titolo che, come l'on. Urso
potrebbe sapere, quasi mai è di chi scrive).
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