Giorni fa, nei tiggì, c’era Alfano con volto conciliante. Didascalia somatica de “la reiterabilità del lodo mio omonimo non è basilare”, in non casuale concomitanza con la suadente intervista teutonica di Papi circa la rinunciabilità del lodo. L’indomani gli sarebbe toccato il volto ringhiante, che gli dona di più, pendant espressivo alla ficcante anticipazione vespiana circa l’irrinunciabilità del lodo da parte di Papi. È una vita grama: la mattina ci metti ore, davanti allo specchio, a prepararti lo sguardo tenerone da appioppare alle telecamere, sguardo che ti porti a casa la sera, fra gli affetti, e il giorno dopo, con la solita dichiarazione-ribaltone del Capo, lo devi rottamare indossando quello feroce. Prima o poi, levataccia dopo levataccia, ti confondi, e calzi lo sguardo scaduto. Il difficile, per i papisti, non è metterci la faccia, ma metterci la faccia giusta.
"Che faccia mi metto, oggi?" L'Unità 01/11/10 Tutti i diritti riservati |