È un altro segno della decadenza. Già quando sgovernavano, procedevano ad annunci col brand “Riforma epocale”, buono per ogni telepromozione. Era il governo del fare credere. Ma ora che non sgovernano più, o meglio stanno col governo di malavoglia, in coabitazione forzata, secondo una rigida divisione del lavoro (fanno la faccia brutta e/o la voce grossa contro misure dovute e/o sgradite, e le carte false a favore dei soliti favori al Capo), e per interposti tecnici, sono in piena deriva comunicazionale. Non solo annunciano, ma controannnunciano. Sparano e poi risparano proclami uguali e contrari. Un’afasia logorroica compulsiva incarnata dall’eloquenza vaga e perentoria del segretario. Eccolo, il confusamente loquace Alfano, alla vigilia delle amministrative, prefigurare sicuro e oscuro il più grande spettacolo dopo il Big Bang: e l’annesso coro mediatico a tradurre in titoli, editoriali e talkshow quelle parole radiose e nebbiose: “Nascerà il partito digitale!”, “La destra 2.0!”, “Dal predellino ai social network!”, e via delineando in premurosa esegesi le magnifiche sorti e progressive del Popolo della libertà.it. Poi (dopo la scoppola del voto) rieccolo, il loquacemente confuso Alfano, vaticinare fermo e malfermo l’Evo Presidenziale con relativo lapsus freudiano pro-limitrofo suo Presidente. L’annesso coro mediatico non solo divulga in servizi, commenti e Porta a Porta l’imminente, evanescente “novità”, ma la spaccia più o meno esplicitamente come la versione dettagliata del precedente annuncio preelettorale: il partito del web equivaleva al Presidenzialismo, e magari - a breve - all’ultimissimo rilancio (con smentita incorporata): la pazza idea di stampare euro nostrani. Fanno finta di crederci. Ma in fondo è vero: invertendo gli annunci, la bufala non cambia. l'Unità 04/06/12 Tutti i diritti riservati |