Botta e risposta
Alfredo Biondi/Enzo Costa
Ti scuso Enzo,
anzi Ti ringrazio per l’affettuosa critica che mi hai dedicato nel Tuo corsivo di giovedì. Quando “la deriva giustizialista” degli anni 93 e 94 pareva sommergere lo stato di diritto, aderii a Forza Italia, che contrapponeva la “rivoluzione liberale”. Succede spesso che alle rivoluzioni annunziate seguano le “rivoluzioni” derivanti dal sopraggiungere di troppi “plauditores” allineati e coperti. Non è il caso mio. Per un vecchio liberale o, se preferisci, per un liberale vecchio, quello che conta non è intrupparsi con gli “adoratori del corpo mistico” ma di svolgere, e non da ora, quella “funzione critica” che è propria di chi è liberale dal 1945 ai giorni nostri (non proprio felici). Un caro saluto dallo “zio Alfredo”. Alfredo Biondi
Grazie per il messaggio “zierno” (nel senso di sobriamente affettuoso come quello del fratello di un padre). Sul periodo ‘93-’94, il dibattito è sempre aperto: ammesso e non concesso ci sia stata una deriva giustizialista, io penso che fosse una conseguenza pressoché inevitabile della deriva tangentista degli anni precedenti. Ma, al di là delle differenti opinioni riguardo quell’epoca, a me pare che la “rivoluzione liberale” del Cavaliere contenesse geneticamente una contraddizione in termini, essendo proclamata da un monopolista dell’etere, fino ad allora protetto e intimo di certa non specchiatissima classe di governo, e soprattutto incarnazione vivente di un gigantesco conflitto di interessi, capace di far rivoltare nella tomba le buonanime di Montesquieu, Mill, Tocqueville ed Einaudi. E ancora non potevamo immaginare la successiva deriva idolatrica, da culto della personalità di stampo nordcoreano, fra le note di “Meno male che Silvio c’è”. Scappa, zio Alfredo, da quella congrega di fanatici! Hai la forza e la gioventù di spirito per farlo. Un saluto cordiale Enzo Costa |